"Dal sogno alla paura"


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New York, vacanza al 38.mo piano

Storia di Marina, che con il naso incollato alla finestra, alle 02:00 della notte, ha atteso l'arrivo dell'uragano Irene n

''Dal sogno all'incubo'': con il naso incollato alla finestra, alle 02:00 della notte newyorkese, Marina guarda l'arrivo di 'Irene', l'uragano che ha trasformato una breve vacanza negli Usa in uno spettacolo pauroso ma anche affascinante. New York, dalla finestra del 38/o piano di un albergo sulla 44/a che guarda il fiume Hudson e in lontananza i segni della ricostruzione di Ground Zero, nella notte tra sabato e domenica e' una sorta di massa gelatinosa. Lungo le avenue si vedono solo i fari di qualche taxi e delle auto delle polizia, mentre il vento diventa sempre piu' forte e la pioggia cade incessante. Marina e' con la famiglia padovana nella Grande Mela da martedi' scorso.

E' arrivata con l'annuncio che a New York si era avvertita una forte scossa di terremoto, ha trascorso qualche giorno, assieme al marito e al figlio quattordicenne girando per musei e per le strade affollate di gente a Manhattan, fino a venerdi', quando e' cominciata la 'tempesta' mediatica sui canali informativi statunitensi che annunciava l'avanzare di Irene. Da quel momento l'uragano e' diventato una sorta di sgradito compagno, una presenza prima invisibile e via via sempre piu' concreta, che ha dettato la scaletta di ogni movimento nella metropoli americana.

''Abbiamo avuto la sensazione - dice il marito di Marina - che qualcosa stava cambiando quando sabato mattina, oltre alle immagini televisive, girando per le strade i negozi hanno cominciato ad esporre i cartelli della chiusura nelle prime ore del pomeriggio. Molti altri, anche quelli meta abituale dei tanti turisti in cerca di acquisti con il cambio favorevole, erano gia' con le saracinesche sbarrate. Sulle porte di alcuni esercizi si notavano poi file di sacchetti di sabbia''. ''Ha piovuto tutto il pomeriggio - ricorda il figlio - e poi e' cominciata la lunga notte. La mamma poco dopo le 02:00 si e' alzata, ci ha svegliato, ed e' stata alla finestra per diverso tempo a guardare il cielo plumbeo ed i primi segni dell'uragano''.

''Ero e sono ancora un po' impaurita - aggiunge Marina - Tutto appare nel contempo affascinante e irreale. Non mi sarei mai aspettata di venire a New York, dopo aver programmato per una vita questo viaggio, e trovare prima il terremoto e poi l'uragano''. Una sensazione molto diffusa tra i tanti turisti italiani che affollano la hall dell'albergo, con gli occhi puntati sulle strade battute dalla pioggia e sugli alberi piegati dal vento. ''Sono scesa con mio figlio verso le 04:00 di stamane - spiega una signora di Varese - e abbiamo dormito nella hall''; con lei anche una coppia di ragazze giapponesi che per ore hanno 'smanettato' sul computer cercando informazioni e rassicurazioni sul passaggio di Irene. ''Quello che mi ha colpito - dice un altro italiano in vacanza a New York, originario di Como - e' l'assenza di gente per strada. Noi abbiamo sempre avuto la sensazione di una citta' super-affollata, ma in queste ore ho visto solo auto della polizia e qualche taxi giallo''. Un altro ancora e' stato alla finestra e dal 28/o piano, con vista sull'Hudson, dice di aver avuto chiara l'immagine di un'onda che si alzava quasi ad aumentare, come un respiro, il livello della foce del fiume.