Laboratori del futuro


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Società, ambiente e profitto? Si può

Una risposta alle tre crisi odierne: ecologica, economica e alimentare. Non solo un modello di agricoltura, ma una strategia politica. Ne abbiamo parlato con Calogero Diloro, vicepresidente dell’Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) e presidente dell’Ass. Humus

di Maria Vittoria De Matteis

Una risposta alle tre crisi odierne: ecologica, economica e alimentare, non solo un modello di agricoltura, ma una strategia politica. Aziende bio italiane, un settore in crescita: la Sicilia come accademia all’aperto dove si fa sperimentazione colturale per salvare la biodiversità. Ne abbiamo parlato con Calogero Diloro, vicepresidente dell’Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) e presidente dell’Ass. Humus.

Cos’è il Biodistretto?
“Un consorzio fra associazioni, utenti, soggetti pubblici e privati che propone sul territorio un modello sostenibile con al centro l’agricoltura biologica. Isola “Biosicilia” nasce nel 2005 e promuove l’idea di produzione e consumo di prodotti nell’assoluto rispetto di chi li lavora, di chi li consuma e della terra. La sua offerta è di prodotti-bio siciliani garantiti e identificati con un proprio marchio di qualità. Si avvale inoltre di un sistema di tracciabilità alimentare ai sensi della norma UNI EN ISO 22005-2008. Rete ecologica intatta, biodiversità e gran varietà di climi rendono possibili molte cose. Se questo diventa ‘sistema’, è un’opportunità di benessere per tutti, sociale e culturale.”

Quante sono le aziende aderenti a questa iniziativa?
“La Sicilia è terra di forti contraddizioni, ma anche prima regione del biologico: circa 8mila aziende certificate che non usano prodotti chimici o di sintesi. Il biologico dev’essere per tutti. 11mln di quintali chimici consumati in Sicilia nel 2008 che corrispondono grosso modo alla quantità di uva da mosto prodotta in Sicilia nello stesso anno. Se consideriamo che il costo dei prodotti arriva anche a 100 euro al Kg e che il prezzo dell’uva non ha superato i 20 centesimi al kg, capiamo bene qual è lo stato del disagio del settore economico-agricolo”.

Il problema delle risorse isole nell’isola?
“Bisogna sfatare un luogo comune sulla Sicilia: l’acqua. Nella produzione biologica, in quanto non intensiva, non c’è il problema dell’acqua. La Sicilia è a rischio di desertificazione, con una riduzione graduale di sostanze organiche dovuta ai cambiamenti climatici. Ma la coltura intensiva è legata al consumo d’acqua, la biologica molto meno, perché il nutrimento delle piante avviene attraverso le sostanze organiche”.

Nutrirsi con prodotti genuini e ricchi di grandi significati è la vostra scommessa?
“Oggi l’agricoltura convenzionale non ha futuro perché utilizza mezzi di produzione attinti dal secondario e terziario per produrre materia prima. Il biologico è risolutivo perché riporta i termini della questione all’interno del suo stesso settore. Da cui il Biodistretto siculo. Con le filiere corte, poi, si abbatte il costo del biologico, riducendo i passaggi dalla produzione al consumo. E c’è una trasmissione anche culturale del prodotto che arriva in tavola”.

Agricoltura sociale per un modello agricolo che tuteli i beni comuni: nell’isole Eolie com’è la situazione?
“Dare vita a un modello di multi funzionalità e di sistema territoriale integrato nell’uso sostenibile di tutte le risorse naturali dell’arcipelago eolico è l’obiettivo del Biodistretto. Ci sono stati incontri con gli amministratori locali (Salina, etc.) molto proficui: ci sono sindaci ricettivi con cui si può migliorare la situazione locale. Come per l’attualissimo problema della raccolta differenziata: l’umido, per esempio, costituisce il 50% dei rifiuti prodotti, ed è facilmente riciclabile in quanto sostanza organica, ottenendo il ‘compost’. L’avversione di molti al compost è dettata dal fatto che, possa attirare ratti. Ma se fatto bene, ovvero miscelato al secco e alla terra, ciò non accade.”

E’ più facile, in piccole comunità, dotarsi di mezzi alternativi e sperimentare un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile?
“Basterebbe -per cominciare- che ogni comune si dotasse di una centrale di compostaggio dove il privato senza giardino porta il suo umido, e di biotrituratori per potature e fogliame. Questo consentirebbe di abbassare la tassa sulla nettezza urbana evitando di dover portare fuori isola rifiuti facilmente riciclabili, con un notevole risparmio per i comuni e -di conseguenza- per i loro abitanti. Tutto ciò, per una pianificazione imprescindibilmente condivisa con le realtà locali.”

Come appare il futuro prossimo della sua regione dal suo punto di vista?
“Mafia, abusivismo, rifiuti, disoccupazione: tutte emergenze del Sud Italia, ma finchè in una regione si parla in termini di emergenza, quella regione è considerata di serie B, rispetto alla quale lo Stato può derogare alcuni obblighi. Nessun Paese ha bisogno di emergenze per risolvere i problemi. Il Paese deve esigere la ‘normalità’ che è il giusto fondamento per far riforme, per produrre frumento, grano, acqua e sale. Grosse le resistenze degli interlocutori classici, che non investono quanto dovrebbero: si teme che il modello virtuoso del biologico sia il contraltare del convenzionale e ci si attiri le ire della grande distribuzione.”