La nota politica


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Riappare il Berlusconi di lotta

Contro larghe e piccole intese

di Rodolfo Ruocco

Con un piede nella maggioranza e con uno fuori. Silvio Berlusconi ora non ha più neppure un ministro nel governo Letta-Alfano, ma solo qualche sottosegretario. Tutti i suoi 5 ex ministri sono passati con il Nuovo centrodestra fondato da Angelino Alfano. La nuova Forza Italia, rifondata sabato dal Cavaliere dalle ceneri del PdL, non ha un solo dicastero nell’esecutivo.

Quando Pier Luigi Bersani lo chiamava “giaguaro” e la sinistra “caimano”, Berlusconi si definì “leone”, fu sconfitto ma evitò la disfatta. Ora prepara il possibile “strappo” dal governo Letta cercando di evitare un declino politico. Le occasioni possono essere due: il voto del Senato sulla sua decadenza da parlamentare, previsto il 27 novembre (è stato condannato in Cassazione per frode fiscale), e il disegno di legge di Stabilità economica all’esame di Palazzo Madama. Al consiglio nazionale del disciolto PdL ha avvertito: il Nuovo centrodestra di Alfano “sosterrà la sinistra”, ma “è molto difficile essere alleati in Parlamento e sedere allo stesso tavolo in Consiglio dei ministri con chi vuole uccidere politicamente il leader del tuo partito”.

Si tratta di un doppio avvertimento: uno al presidente del Consiglio e l’altro al vice presidente del Consiglio, ex segretario del PdL e leader delle “colombe” che hanno rotto i ponti con il Cavaliere e con i “falchi” del centrodestra. Il governo Letta-Alfano sta passando dalle larghe alle piccole intese. Il fondatore della Fininvest, del PdL e rifondatore di Forza Italia sa di non avere la forza per dare una “spallata” all’esecutivo, ma vuole indebolire Letta. Alfano e le “colombe” portano in dote ben 30 senatori e 29 deputati. Così il presidente del Consiglio può contare anche su una maggioranza parlamentare alternativa, senza Berlusconi, meno ampia ma più omogenea. Il leader di Forza Italia, decidendo o il solo sostegno esterno al governo o il passaggio all’opposizione, potrebbe avviare una infuocata e lunga campagna elettorale contro “il governo delle tasse e delle manette”, secondo la formula lanciata da Daniela Santanchè, la “Pitonessa”, fedelissima del Cavaliere.

Per Letta c’è poi l’incognita di Matteo Renzi. Il Cavaliere punterebbe sul giovane “rottamatore” del Pd per affondare l’esecutivo, già incrinato dal caso Cancellieri-Ligresti. Il sindaco di Firenze, invece, ha assicurato parlando di sé in terza persona: “Non c’è nessun piano segreto di Renzi per abbattere il governo”. Il probabile nuovo segretario del Pd ha garantito lealtà: “Mi piacerebbe giocarmi la partita per il Paese. Ma ora c’è un governo in carica e credo che sarebbe ingiusto mettere la mia ambizione personale prima di quella del Paese”. Il presidente del Consiglio è fiducioso di poter governare fino al 2015 perché “con Renzi e il Pd faremo lo stesso percorso”. Letta ha apprezzato Alfano: “Credo che quello che è successo nel centrodestra aiuterà la stabilità in Italia, ne sono sicuro”.

Dado, un brillante comico romano, batte sul dolente tasto delle imposte e dei precari in “Le Bugie con la C Maiuscola”, uno spettacolo in scena nei giorni scorsi al Teatro Italia della capitale. L’altra sera ha esordito: “Il pubblico ama l’attore che soffre. Ma a me non piace soffrire, già i motivi di sofferenza sono tanti nella vita. Equitalia mi ha mandato tre lettere! Le ho contestate e non si sono nemmeno scusati per il tempo che mi hanno fatto perdere!”. Dalla platea è stato sommerso da una valanga di applausi.