Musica - i consigli della settimana


Stampa

Quei migranti che vengono dal mare

'Tom Joad' di Springsteen. Da Ellis Island a Lampedusa, la 'musica' è sempre la stessa

di Maurizio Iorio

Bruce Springsteen – The ghost of Tom Joad

Diceva Tom: “Mamma, dovunque un poliziotto picchia una persona/ dovunque un bambino nasce gridando per la fame/ dovunque c’è una lotta contro il sangue e l’odio nell’aria/ cercami, e ci sarò/dovunque qualcuno lotta per essere libero/ guardali negli occhi, e vedrai me”. Bastano questi quattro versi per rendersi conto che ottant’anni dopo la Grande Depressione le cose non sono cambiate. Anzi, hanno subìto un’accellerazione gravitazionale, le disparità sociali si sono accentuate, la globalizzazione ha i suoi spregevoli e ignora(n)ti risvolti negativi. Quando il mercato deve scegliere fra il profitto e i diritti umani, è sempre il primo a prevalere. Of course. Se poi parliamo di guerre, schiavitù, torture, voltarsi dall’altra parte è un movimento così naturale da risultare impercettibile.

L’epopea degli Oakies

Quando gli Oakies, i contadini dell’Oklahoma, strangolati dalla crisi e vessati dalle banche, caricavano le poche suppellettili rimaste di loro proprietà e qualche bestia su un vecchio pick-up Ford e prendevano la via dell’Eldorado californiano, avevano ancora ben piantata in mente la bandiera del sogno americano. Nel quale credevano fermamente. La Terra Promessa era lontana, ma Il Paese delle mille opportunità non poteva tradirli. Nessuno immaginava che la strada sarebbe stata lastricata di dolore e che sarebbero diventati schiavi dei proprietari terrieri. John Steinbeck, il grande narratore americano, ha descritto l’epopea degli Oakies in “The Grapes of Wrath (tradotto in “Furore”), considerato il più grande romanzo sociale dell’epoca della crisi. La saga della famiglia Joad che, depredata dei propri averi a causa delle ipoteche, abbandona l’Oklahoma per tentare di raggiungere la California. offre al lettore uno squarcio dello spirito roosveltiano dell’epoca.

Bruce Springsteen usa le immagini della Grande Depressione per descrivere l’America di oggi, ma il quadro che traccia con le dodici canzoni è dipinto a tinte assai fosche. Le parole pronunciate da Tom Joad , protagonista anche di una delle “Dust Bowl Ballads” di Woody Guthrie (Springsteen ne aveva reinterpretata una , “Vigilante man”, che descrive i campi governativi dove venivano ammassati migliaia di lavoratori sfruttati dai grandi latifondisti, è il cavallo di Troia per raccontare le sgradevoli verità di fine millennio (siamo nel ’95), per mostrare al mondo la faccia nascosta del pianeta States, che molti fanno finta di non vedere. Il Boss racconta la fine della grande illusione, il tradimento che un paese governato da politici corrotti e cialtroni ha operato nei confronti dei propri figli. Hanno avuto un senso le guerre, le sofferenze, la fatica di milioni di persone se l’America (e il mondo) è sempre più povera, e il pestaggio a Rodney King è solo un tassello dell’immenso puzzle del prime time televisivo? Lo stesso discorso potrebbe essere traslato a Lampedusa. Le centinaia di migranti che hanno pagato con la vita la fuga dalle guerre sperando nell’accoglienza di un mondo migliore, sono diventati, loro malgrado, attori passivi del tubo catodico.

La nuova poetica del Boss

Il Boss con Tom Joad trasforma la sua poetica: la strada, che era il luogo di fuga verso la Terra Promessa (“Promised land”) , s’è scoperto che non porta da nessuna parte. La California non è più la fine del viaggio, ma il luogo dove si va a morire, come un cimitero degli elefanti. Lo stesso dicasi per Lampedusa, labile approdo verso la vita o la morte, a seconda di come gira la fortuna in quel giorno. L’unico miraggio al cui possono aspirare Tom Joad e i suoi Oakies è quello di ritrovarsi al di là del confine, o in Paradiso, con un biglietto di sola andata. Il fantasma di Tom Joad alberga nel ventre di tutti noi. Se l’umanità dolente della Grande Depressione era alla ricerca di un luogo fisico, meta finale di un esodo biblico, gli eroi solitari, romantici e perdenti dei quali il Boss ha cantato le storie nelle sue canzoni, erano alla ricerca di un luogo della mente. Non l’hanno trovato, per la semplice ragione che non c’è, come l’isola di Bennato.. Molti di essi esistono soltanto nella nostra testa, sono delle metafore mentali grazie alle quali riusciamo a sopravvivere alla vita infernale delle nostre metropoli. Il Boss l’aveva detto, che il viaggio non sarebbe andato liscio, e che prima o poi qualcuno si sarebbe presentato ad esigere il pedaggio. (“The price you pay”).

Tom Joad ritratto della dissoluzione dell’american dream

Tom Joad, al quale ha dato un volto Henry Fonda nel bellissimo film di John Ford (“Furore”), era il personaggio giusto per dar corpo alla dissoluzione del sogno americano. Come l’iride di un arcobaleno che evapora pian piano sotto i colpi del sole, l’American Dream si è sfaldato sotto i colpi di una società sempre più violenta e cinica. La California non è la valle dell’Eden, non lo è mai stata, ma per l’unico che ce la fa sono in cento a pagarne il prezzo. L’album di Springsteen è il ritratto disperato dell’America di oggi, più disperato di quello tratteggiato dalla penna di Steinbeck. Alle migrazioni interne si sono sostituite quelle straniere, come i poveri desperados messicani il cui unico obiettivo è arrivare ad El Paso (“Across the border”). O, per quanto ci riguarda, i migranti che arrivano dal nostro sud. Attratti dal sogno di una vita migliore, talmente disperati da rischiare la morte per salvarsi la vita. I nostri Tom Joad sono lì, in fondo al mare. Mentre scriviamo arriva la notizia che 40 migranti sono morti di sete nel deserto del Niger. Una morte spaventosa. E non c’è Springsteen che tenga. Per tutti loro, solo una poesia.

THE GHOST OF TOM JOAD

Uomini a piedi lungo i binari Diretti verso un posto da cui non c'è ritorno Elicotteri della stradale che spuntano dalla collina Minestra a scaldare sul fuoco, sotto il ponte La fila per il ricovero che fa il giro dell'isolato Benvenuti al nuovo ordine mondiale. Famiglie che dormono in macchina nel Sudovest Nè casa, nè lavoro, nè sicurezza, nè pace.

La strada è viva stasera Ma nessuno si illude su dove vada a finire Sto qui seduto alla luce del falò Cercando il fantasma di Tom Joad

Il predicatore tira fuori un libro dal sacco a pelo Accende un mozzicone e fa una tirata In attesa del giorno in cui gli ultimi saranno i primi, ed i primi gli ultimi In uno scatolone di cartone nel sottopassaggio Trovo un biglietto di sola andata per la terra promessa Hai un buco in pancia ed una pistola in mano Si dorme su un cuscino di sasso Ci si lava nell'acquedotto municipale

La strada è viva stanotte Dov'è diretta lo sappiamo tutti Sto qui seduto alla luce del falò Aspettando il fantasma di Tom Joad

Diceva Tom: "Mamma dovunque un poliziotto picchia un ragazzo Dovunque un bambino nasce gridando per la fame Dovunque c'è una lotta contro il sangue e l'odio nell'aria Cercami e ci sarò Dovunque c'è si combatte per uno spazio di dignità un lavoro decente, una mano d'aiuto Dovunque qualcuno lotta per essere libero Guarda nei loro occhi e vedrai me".

La strada è viva stanotte Ma nessuno si illude su dove vada a finire Sto qui seduto alla luce del falò Assieme al fantasma del vecchio Tom Joad