Gli effetti della crisi


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Scarpe, boom di 'rattoppi'

Lavoro calzolai aumenta ogni giorno di più calzolaio_296

In tempi di crisi si fa quel che si può per risparmiare, e ad un paio di scarpe nuove si preferisce tirare fuori le care e vecchie calzature dell'anno precedente e rimetterle a nuovo grazie all'abilità dei calzolai che negli ultimi anni, nonostante la crisi economica, hanno visto il loro lavoro aumentare sempre di più. Soprattutto i così detti calzolai 'riparatori', quelli che tolgono le suole e i tacchi e li sostituiscono, ripuliscono le superfici, tagliano, incollano e infine lucidano facendo tornare le nostre scarpe come nuove.

"Sono 25 anni che faccio questo lavoro -racconta all'Adnkronos Lorenzo Tutone, un noto calzolaio di Firenze nord- e devo ammettere che con la crisi le riparazioni sono aumentato moltissimo. Le riparazioni più richieste sono quelle ai tacchi delle donne e degli uomini e nell'ultimo periodo c'è stato un aumento di richieste anche per la sostituzione delle suole delle scarpe''.

"Per noi la crisi è stata in un certo senso positiva -sottolinea- ma la sentiamo comunque perché lavoriamo di più e guadagniamo di meno a causa delle spese e dell'aumento del costo della vita''. Tra le spese maggiori, precisa Tutone, ''c'è quello delle materie prime per le calzature''.

Ma il calzolaio 'riparatore' ha anche un vantaggio in più: quello di poter 'rattoppare' anche altri oggetti in cuoio come borse o pantaloni, come spiega Tutone: "Io come molti dei miei colleghi, riparo un po' di tutto e questo chiaramente mi permette di guadagnare di più. E' tantissima la gente che ricorre a questo tipo di lavori, soprattutto in questo periodo''.

Secondo i dati di Confartigianato, nel I semestre del 2012 il numero di imprese di calzature in Italia è di 4.556 con un incremento del +0,7% rispetto all'anno precedente. ''Il lavoro è aumentato sicuramente anche per la crisi, ma non solo'', dice all'Adnkronos il veronese Paride Geroli, presidente regionale di Confartigianato e presidente dell'Associazione Nazionale 2.0.

"Ci sono sempre meno calzolai e la gente chiede sempre più riparazioni - prosegue il calzolaio di Verona - perciò il lavoro è cresciuto''. In particolare sono aumentate, racconta Geroli, le richieste di 'riparazioni' a scarpe di poco valore, come quelle comperate al mercato o le calzature ''provenienti dalla Cina fatte con materiali di poca qualità – sottolinea - e che varrebbe la pena di buttare''.

"Molta gente per pudore -dice ancora il calzolaio veneto- dice di volerle aggiustare perche' ci si trova bene o perche' sono comode. La verita' probabilmente e' che non possono comperarne un paio nuovo''. Secondo Geroli quelli che vanno dal calzolaio appartengono di piu' alla fascia medio-alta: "Si preferisce -afferma- riparare scarpe di valore. Le donne chiedono soprattutto sopratacchi nuovi, la risuolatura e la tinteggiatura delle calzature''.

Per Geroli sono gli uomini i clienti piu' 'affezionati' dei calzolai:"Gli uomini a differenza delle donne -continua- hanno al massimo tre paia di scarpe'' e, soprattutto in tempi di crisi, ''cercano di farle durare il piu' a lungo possibile''. Il calzolaio di Verona pero' non ripara solo scarpe ma le fa' anche 'su misura', come avveniva in passato, quando i calzolai erano anche coloro che realizzavano le scarpe. Oggi di questa secolare tradizione solo il 3% dei calzolai alla riparazione, affiancano la realizzazione.

La convenienza di una scarpa 'su misura', spiega Geroli, è che a differenza di quella industriale ''è fatta a mano con materiali più ricercati. Il costo naturalmente è più alto e va dai 200 ai 250 euro fino ai 300 per le scarpe di pregio''. La crisi colpisce anche la classe media percio' ''c'e' chi preferisce una scarpa anonima ma di qualita' -racconta- piuttosto che una firmata ma di minore qualita'. E il costo delle calzature 'su misura' rispetto alle grandi firme è sicuramente di gran lunga inferiore''.

''Noi calzolai riparatori e produttori di scarpe 'su misura' - dice ancora Geroli - siamo sicuramente meno rispetto ai calzolai 'riparatori', ma questo tipo di mercato negli ultimi anni si sta via via sviluppando. Noi calzolai del veneto vogliamo costruire una rete di persone per soddisfare le esigenze che ci stanno arrivando anche dall'estero, da Paesi come Shanghai, Hong Kong e Dubai''.

Tornando al mestiere del calzolaio, il presidente regionale di confartigianato e presidente dell'Associazione Nazionale 2.0 dice: "L'Italia è l'unico Paese in Europa dove non esiste una scuola calzolai e dove il mestiere si tramanda principalmente di padre in figlio''.

''Sarebbe bello se ci fosse la possibilita' di prendere giovani nelle nostre ditte per lasciargli, in futuro, il nostro negozio. Sarebbe il nostro Tfr. Ma senza un percorso formativo e una copertura assicurativa è impossibile. Spero - conclude - che questo mestieri non sia destinato a scomparire''.