Venezia 70


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La Mostra va, tra pochi sorrisi

Totoleone: Frears, Groning, ma anche Avranas frears_venezia_296

di Sandro Calice

E’ stata una buona Mostra questa della 70ma edizione, senza capolavori assoluti ma anche senza cose inguardabili. Il programma complessivo, non solo quello dei film in competizione, ha sostanzialmente accontentato pubblico e critica. I temi anticipati dal direttore Barbera li abbiamo ritrovati tutti: un tempo presente in profonda crisi, economica, sociale, politica, senza grandi rassicurazioni sul futuro, con famiglie disastrate di bestiale violenza, il tutto raccontato anche con linguaggi diversi, dalla video arte al documentario a lavori di grande lentezza concettuale. E poi il passato, consolatorio, esaltante, i ricordi, a partire dalle pillole di cinegiornali dell’Istituto Luce sulle storiche prime edizioni della Mostra prima di ogni proiezione ufficiale, magistralmente montati e puntualmente accolti da appassionati applausi in sala.

Questa sera la cerimonia di premiazione, e ovviamente si gioca al totoleone. Personalmente assegneremmo il Leone d’Oro a ”Miss Violence” di Alexadros Avranas, un terrificante interno di famiglia, un thriller emotivo durissimo. Mentre, oltre al “perfetto” “Philomena” di Stephen Frears, ci sentiamo di raccomandarvi “Locke” di Steven Knight, fuori concorso, un piccolo film geniale con una grande prova d’attore di Tom Hardy, e il tecnologicamente sorprendente “Gravity” di Alfonso Cuaròn. E il greco e l’inglese sono comunque tra i candidati alla vittoria. Ma si scommette anche su “La moglie del poliziotto” di Philip Groning o su “Stray dogs” di Tsai Ming-liang, due film esteticamente faticosi. Sono piaciuti anche il lungo piano seguenza di Gitai in “Ana Arabia”, la storia omosessuale di Xavier Dolan in “Tom à la ferme” e addirittura la nouvelle vague di ritorno di Philippe Garrel ne “La jalousie”. Outsider di lusso, infine, “Kaze tachinu” di Hayao Miyazaki, che ha annunciato il suo ritiro proprio durante la Mostra.

Gli italiani sembrerebbero esclusi dal premio principale, anche se è piaciuto molto “Sacro GRA” di Gianfranco Rosi e la Elena Cotta di “Via Castellana Bandiera”, che potrebbe aspirare alla Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. Quella maschile, invece, vede il pole position Luois Garrel, figlio di Philippe, per “La jalousie”. Speriamo di no. Al di fuori della competizione, comunque, il cinema italiano ha dato una buona prova di sé: molto applauditi “Zoran, il mio nipote scemo” di Matteo Oleotto che ha vinto il premio della Settimana della Critica assegnato dal pubblico; “L'arte della felicità” di Alessandro Rak che ha avuto il premio Arca del Cinema Giovani; e poi “Still Life” di Uberto Pasolini, “Piccola patria” di Alessandro Rossetto e “La prima neve” di Andrea Segre.