Consumi in calo, sotto la media Ue


Stampa

La crisi pesa anche sulle bibite

Ogni italiano ne beve solo 50 litri l'anno bibita_296

Pesano la crisi e, quest'anno, anche le condizioni meteo. I consumi di bevande gassate in Italia restano bassi, di molto inferiori alla media Ue: ogni italiano beve 50 litri l'anno contro una media di 73 litri. Lo segnala Assobibe, l'associazione degli industriali delle bevande analcoliche di Confindustria, sulla base del Rapporto sulle abitudini alimentari degli italiani dell'Inran, l'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione.

Continuano quindi anche nel 2013 le difficoltà del settore, iniziate lo scorso anno che evidenziano un andamento negativo dopo gli ultimi anni di sostanziale stagnazione. Determinanti per l'anno in corso i fattori legati alla contrazione del potere di acquisto e una stagione caratterizzata da condizioni metereologiche fortemente negative.

Laddove invece, la percezione sul consumo di queste bibite talvolta viene evidenziata con toni allarmistici, di recente sulla rivista scientifica 'Trends in Endocrinology & Metabolism', a cui Assobibe ha contrabbattuto sostenendo che "gli edulcoranti ipocalorici sono oggi alcuni tra gli ingredienti piu' studiati e controllati tra gli ingredienti alimentari" asserendo che "sono sicuri e rappresentano uno strumento efficace nella perdita e nel controllo del peso".

I consumi medi giornalieri negli adulti e nei bambini comunque, "sono molto contenuti e non destano pertanto preoccupazione particolare" si legge nel Rapporto dell'Inran. Le bevande del resto, contribuiscono all'apporto calorico giornaliero per sole 11 Kcal e non esiste in letteratura scientifica un nesso causale diretto tra consumo di soft drink e sviluppo di obesita'. Non vi è peraltro neppure una correlazione tra indici di consumo e di obesita'.

I dati trovano conferma anche a livello nazionale, dove in Regioni con i più bassi livelli di obesità (Toscana, Veneto) si registrano consumi di bevande superiori rispetto alla media regionale. Per quanto riguarda il giro d'affari, il fatturato annuo dei produttori equivale a 1,9 miliardi di euro. Mentre il valore complessivo di questo settore che comprende circa 25 mila addetti, 8 mila dei quali sono impiegati direttamente, mentre 17 mila fanno parte dell'indotto si aggira sui 6,5 miliardi. Il valore dei consumi equivale allo 0.8 % del Pil.

Ad acuire le difficolta' degli industriali c'è anche il paventato aumento dell'Iva, che marcia già a livelli tra i più alti in Europa. L'aliquota Iva applicata infatti attualmente è al 21%. Sopra all'Italia (e all'Irlanda) c'è solo la Danimarca al 25%, contro aliquote decisamente più basse come in Francia al 5,5%, Spagna al 7%, mentre paesi come la Gran Bretagna, la Svezia viaggiano a 17,5% e la Germania al 16%.