Il punto


Stampa

Ripresa, il rebus di Letta

I contrasti Pd-PdL pesano sulle misure anti declino letta_brunetta_296

di Rodolfo Ruocco
(rodolfo.ruocco@rai.it)

“Cerco un piano per salvare gli achei”. Agamennone si rivolge con un tono disperato a Menelao in “Omero, l’Iliade”, un libro di Alessandro Baricco. Il comandante supremo dei greci s’interroga sul da farsi, mentre le sue truppe sono assediate dai troiani, guidati da Ettore, che sono arrivati perfino ad incendiare alcune delle navi micenee messe in secca sulla spiaggia. La “salvezza” invocata da Agamennone poi arrivò. Achille accantonò la sua “ira”, tornò a combattere e uccise Ettore. Ulisse s’inventò lo stratagemma del “cavallo di legno” e così Troia fu espugnata e distrutta. Ora anche Enrico Letta è impegnato a trovare un piano per “salvare” l’economia italiana dal disastro. Il presidente del Consiglio ha poco tempo a disposizione per arrestare il declino e far ripartire la crescita: una ripresa è prevista per fine anno, ma potrebbe sfumare per l’instabilità politica. La Grande crisi internazionale, che ha colpito l’Italia dal 2008, ha avuto effetti devastanti: il reddito nazionale è crollato dell’8% (quest’anno scenderà ancora di quasi il 2%), la disoccupazione ha superato il 12% (i senza lavoro sono circa 3 milioni), il debito pubblico ha sfondato il tetto del 130% del Pil (Prodotto interno lordo). Non solo. La burocrazia è soffocante. Le tasse sono diventate un autentico cappio al collo sul sistema produttivo: in 20 anni le imposte nazionali sono raddoppiate e i tributi locali sono quintuplicati.

I vertici di maggioranza a livello politico e tecnico si susseguono per mettere a punto un piano. Il PdL sventola soprattutto la bandiera della cancellazione dell’Imu sulla prima casa e sui capannoni industriali, e dello stop dell’aumento dell’Iva dal 21% al 22%. Il Pd è favorevole, ma punta soprattutto a tagliare le tasse sul lavoro e ad ammorbidire la riforma previdenziale di Elsa Fornero. Il rebus è come trovare le risorse finanziarie e dove utilizzarle. La coperta è stretta, anche perché Letta vuole rivedere, ma non abbandonare, la politica di rigore sui conti pubblici chiesta dall’Unione europea e avviata dal governo tecnico di Mario Monti.

Letta ha due priorità: lavoro e crescita. Entro agosto si è impegnato a risolvere sia la vicenda Imu sia quella Iva. Le ipotesi sul tavolo per reperire risorse sono tante: altri tagli alla spesa pubblica; la privatizzazione (diretta o tramite un fondo obbligazionario) delle aziende, degli immobili statali e degli enti locali; l’utilizzazione dei fondi europei destinati all’Italia. Per ora l’esecutivo di larghe intese ha varato degli incentivi per l’assunzione dei giovani ed ha cominciato a sbloccare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese (circa 40 miliardi di euro). La crisi è sempre più drammatica: nei primi tre mesi dell’anno hanno chiuso 1.600 imprese al giorno e la povertà è cresciuta per la disoccupazione e il congelamento di retribuzioni e pensioni (circa 5 milioni di persone hanno difficoltà a sopravvivere).

I contrasti tra PdL, Pd e Scelta Civica, le tre colonne del “governo di servizio”, fanno traballare l’esecutivo. Decisioni economiche, caso Kazakistan (la moglie e la figlia di un dissidente estradate dall’Italia), vicenda marò in carcere in India, acquisto dei caccia F35, rimpasto di governo, temi etici. Per Letta è una corsa ad ostacoli. Per ora il presidente del Consiglio, grazie anche al pieno sostegno di Giorgio Napolitano, ha superato tutte le insidie ed ha evitato la crisi. L’ultimo ostacolo prima delle ferie estive sarà la sentenza della Corte di Cassazione del 30 luglio sul processo Mediaset, nel quale in appello Silvio Berlusconi è stato condannato per frode fiscale a 7 anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nuove nubi nere si addensano sull’esecutivo. Il presidente del PdL, però, si dichiara innocente e conta di avere giustizia dalla Cassazione. E se non sarà così? Qualche giorno fa ha precisato: “Ho garantito ad Enrico Letta che il nostro impegno al suo governo non cambia. E questo impegno leale non ha nulla a che vedere con la sentenza della Cassazione”.

Le opposizioni affilano le armi. Roberto Casaleggio, cofondatore del M5S, ha prefigurato un quadro fosco: “Io penso che il Paese avrà nei prossimi mesi, non so quanti, uno shock economico” con disordini e rivolte sociali. Ha chiesto “una svolta”, ma ha bocciato un governo Pd-M5S: egli uscirebbe “dal movimento” in questo caso. “Mister spread” è sempre in agguato.