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Da neet a sfiduciati, i numeri del declino

Tagli anche su cibo, ma nonostante tutto italiani restano felici d

Il Paese continua a perdere pezzi, a certificarlo è il nuovo Rapporto annuale dell'Istat che registra quasi tutti peggioramenti, soprattutto sul fronte lavoro.

Ecco le cifre che da sole parlano di un Paese in stallo, se non in declino.

2,2 MILIONI - Sono i giovani under 30 che né studiano né lavorano, i cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training). Si tratta del 23,9% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni, un record anche a livello europeo.

15 MILIONI - Sono gli italiani che vanno avanti tra le difficoltà economiche. In gergo tecnico sono detti ''deprivati'' e rappresentano un quarto dell'intera popolazione, segno che la crisi sta dilagando anche nelle classi medie.

8,6 MILIONI - Sono gli italiani in grave disagio economico, che presentano più aspetti di ''deprivazione'': dal non poter andare una settimana in vacanza lontano da casa, al dover rinunciare a un adeguato pasto proteico ogni due giorni.

6 MILIONI - E' il numero che viene fuori sommando ai disoccupati ufficiali (2,7 milioni) gli sfiduciati e tutte le altre persone che aspirano a un posto di lavoro (3 milioni).

1 MILIONE - E' la cifra di posti fissi full time andati persi tra il 2008 e il 2012. Nel frattempo sono, invece, aumentati i rapporti di lavoro piu' deboli, dai contratti part time a quelli a tempo determinato.

381 MILA - Sono le famiglie con figli in cui lavora solo la donna, in aumento del 70% nel 2012 rispetto allo scorso anno. E' il caso di nuclei dove, con tutta probabilita', il padre ha perso l'impiego.

57,6% - E' la percentuale dei giovani italiani laureati o diplomati assunti entro tre anni dalla conclusione degli studi. Praticamente sono poco piu' della meta', per tanti altri l'occupazione continua ad essere un miraggio.

62,3% - E' la quota delle famiglie italiane che, tra il 2011 e il 2012, ha ridotto la qualità o la quantità della spesa per i prodotti della tavola.

1990 - E' l'anno a cui l'Italia e' tornata indietro sia sul fronte del carico fiscale che pesa sui redditi delle famiglie, sia per quanto riguarda i consumi e il potere d'acquisto.

6,8 - E' il voto, piuttosto alto vista la crisi, che i cittadini danno alla qualità della propria vita. Una sufficienza piena che rappresenta una delle poche note positive del Rapporto.