Gli specialisti: 2 milioni di bimbi a rischio


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La crisi spegne il sorriso

Una famiglia su tre non porta più i figli dal dentista. L'allarme degli odontoiatri riuniti a Roma per il XX Congresso Nazionale b

di Maurizio Righetti

 

La crisi morde e ora anche le spese per la salute si contraggono. Non fa eccezione il “settore dei denti”. E così si finisce per chiedere un prestito non più o non solo per pagare le rate dell’auto, ma per mettere l'apparecchio al proprio figlio. La negativa e prolungata fase congiunturale del nostro Paese costringe non solo adulti ed anziani a rinunciare a protesi, impianti e dentiere ma porta anche le famiglie a trascurare la salute orale dei più piccoli. Oggi 5 milioni di bimbi fra i 5 e i 14 anni avrebbero bisogno di un apparecchio ortodontico, ma il 40 per cento non lo mette perché una famiglia su tre non può più permettersi i costi del dentista: così la salute della bocca di 2 milioni di giovanissimi è in pericolo, stando all'allarme degli esperti riuniti a Roma per il XX Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti di Odontoiatria. Ed è a rischio anche la tenuta dell'assistenza odontoiatrica pubblica, da sempre minoritaria nel nostro Paese: la richiesta di prestazioni è aumentata del 20 per cento nell'ultimo anno, proprio perché gli italiani stanno cercando in ogni modo di contenere le spese dentistiche.

 

Antonella Polimeni: “I genitori portano i bambini dal dentista per la prima visita, ma poi rinunciano alle terapie”

 

“Le famiglie italiane iniziano a tirare la cinghia anche per la salute delle persone a cui ten gono di più, i propri figli, con un risparmio che, però, purtroppo, è spesso solo temporaneo, perché se si rinuncia o si rinviano le cure si rischia poi di dover affrontare interventi più invasivi e costosi – spiega Antonella Polimeni, presidente del Collegio Nazionale dei Docenti di Odontoiatria e Direttore del Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche dell’Università Sapienza di Roma -. In Italia il 90-95% dell'assistenza odontoiatrica è garantita da studi privati, ma a causa della crisi i genitori portano i bambini dal dentista per la prima visita, ma poi rinunciano alle terapie: alcuni definitivamente, altri chiedono se è possibile mettere l'apparecchio a distanza di un paio d'anni. Purtroppo il 90 per cento dei bambini ha bisogno dell'apparecchio e un numero sempre maggiore di famiglie si rivolge al Servizio Sanitario che sta rischiando di esplodere”. Le strutture pubbliche difficilmente potranno arginare un aumento consistente della domanda: i dentisti in strutture pubbliche sono solo 3500, appena 140 gli igienisti dentali, per più di 4 milioni di prestazioni ambulatoriali erogate ogni anno nei 367 ambulatori delle strutture universitarie e delle Asl, nei 146 centri attrezzati in strutture ospedaliere e nei 224 ambulatori dei Distretti Socio Sanitari.

 

“Nelle diverse Regioni si hanno modalità e criteri di assistenza molto variegati”

 

“Le poltrone a disposizione nelle strutture del SSN sono meno di 2800: questo, unito all'alto costo delle prestazioni odontoiatriche rispetto ad altre branche della medicina, rende problematico offrire un servizio pubblico adeguato – osserva Polimeni - Peraltro, nonostante le previsioni omogenee sul territorio dei 'Livelli essenziali di assistenza', i 'Lea', che implicherebbero in teoria cure dentistiche in età evolutiva e un'assistenza a tutti i cittadini in condizione di particolare vulnerabilità sociale ed economica, nelle diverse Regioni si hanno modalità e criteri di assistenza molto variegati”.

 

Felice Festa: “Il calo delle richieste è evidente già dal 2008, ma nel 2012 c'è stato un vero crollo nell'applicazione di apparecchi ortodontici”

 

Il trattamento ortodontico con un apparecchio può prevedere due fasi: la prima, dai 5-6 ai 10 anni, nella quale si correggono i difetti scheletrici della malocclusione; la seconda, fra i 12 e i 14 anni, in cui si completa la terapia con l'allineamento dentale. “Il costo medio per la prima fase di cure, che prevede in genere due o tre apparecchi da portare per almeno due anni, va dai 2000 ai 3000 euro, mentre per la seconda fase si spendono 2500-3000 euro se ci si rivolge ad una struttura pubblica con tariffe calmierate – osserva Felice Festa, Presidente della Società Italiana di Ortodonzia (Sido) e Ordinario di Ortodonzia all’Università di Chieti -. Riceviamo sempre più spesso la richiesta di dilazionare i pagamenti, quasi sempre già rateizzati, per abbassare un po' la rata mensile. Il calo delle richieste è evidente già dal 2008, ma nel 2012 c'è stato un vero crollo nell'applicazione di apparecchi ortodontici”.

 

Gianfranco Prada; “Si stima che circa 1 miliardo di euro finisca dall’Italia nelle casse dei dentisti stranieri”

 

Per indicare come favorire l’accesso alle cure dei cittadini riducendo il carico economico sulle famiglie a costo zero per lo Stato, in occasione del congresso è stato discusso il primo documento programmatico condiviso dal Collegio dei Docenti di Odontoiatria, dalla Commissione Albo Odontoiatri (Cao Nazionale), dall’Associazione Nazionale Medici Dentisti Italiani (Andi), e dall’Unione Nazionale Industrie Dentarie Italiane (Unidi). La proposta avanzata dalle associazioni di settore e dall’industria dentale chiede di consentire maggiori deduzioni di imposta a vantaggio del paziente, come avviene ad esempio nel settore dell’edilizia per chi ristruttura la propria casa. “Questo favorirebbe l'accesso alle prestazioni odontoiatriche, soprattutto se associato a una campagna di promozione della salute orale – osserva Gianfranco Prada, Presidente Andi-. A ciò si aggiungerebbe il recupero dell'evasione fiscale, che andrebbe favorito anche promuovendo la tutela della legalità nel settore. Poter ottenere maggiori detrazioni renderebbe anche non più conveniente rivolgersi all’estero per le cure. Oggi si stima che circa 1 miliardo di euro finiscano dall’Italia nelle casse dei dentisti stranieri, sottraendo anche in questo caso soldi al fisco e all’economia italiana. In proposito abbiamo proposto l'organizzazione di una Conferenza Nazionale sull'Odontoiatria in cui definire linee guida e misure contro l'illegalità, con interventi mirati in termini di prevenzione e repressione, ad esempio attraverso la confisca di beni e attrezzature dei finti dentisti o dei prestanome. Gli italiani infatti spendono ogni anno 6 miliardi di euro dal dentista regolarmente fatturati e altri 60 milioni per interventi dall'igienista dentale, ma la piaga dell’evasione resta consistente perché, accanto a 58mila odontoiatri e 2000 igienisti ufficiali, lavorano nel nostro Paese anche 15mila professionisti falsi o abusivi, che oltre a evadere le tasse costituiscono un evidente grave pericolo per la salute dei cittadini”.

 

Per ridurre la necessità di prestazioni è opportuno investire soprattutto nella prevenzione

 

Il documento propone anche che vengano consentiti benefici fiscali per gli studi che investono in innovazioni tecnologiche e per chi si impegna a razionalizzare la propria attività. “L’odontoiatria italiana si sta sforzando per cambiare e rispondere meglio alle esigenze dei cittadini, consapevoli del fatto che il 90 per cento degli italiani ha fiducia nel proprio dentista e lo vede come una figura di riferimento preziosa tanto quanto il medico di famiglia – rileva Polimeni –. Vogliamo soprattutto far sì che gli italiani tornino ad aver cura della salute dei loro denti, che a causa della crisi rischia di essere seriamente compromessa: è opportuno investire soprattutto nella prevenzione, così da ridurre la necessità di prestazioni. L'importante è impegnarsi a cercare soluzioni per aiutare gli italiani a conservare la propria salute orale il cui livello medio, finora, può considerarsi buono, ma, se la situazione economica generale non migliorerà, in futuro probabilmente non sarà più così”.

 

Giuseppe Renzo: “Prevedere la possibilità di detrazioni più elevate per le cure odontoiatriche”

 

“Il minore accesso alle cure vuol dire minore prevenzione e minore tempestività nelle diagnosi, con conseguente notevole incremento della spesa quando dovranno essere affrontate patologie più gravi – osserva Giuseppe Renzo, Presidente Cao Nazionale - Da sempre ci battiamo per prevedere la possibilità di detrazioni più elevate per quanto riguarda le cure odontoiatriche, in particolare allo scopo di permettere un maggiore accesso alle terapie e incentivare comportamenti corretti depotenziando l’evasione e l’elusione fiscale. Questa proposta acquista ancora maggiore urgenza di fronte al dilagare di una crisi economica che vede ormai i cittadini costretti a risparmiare e a rinunciare anche a prestazioni sanitarie di cui avrebbero bisogno. Coerente con questa iniziativa è anche quella di prevedere incentivi, anche di carattere fiscale, in favore di quei professionisti che investono per il miglioramento tecnologico dei propri studi, migliorandone le attrezzature e le tecnologie allo scopo di garantire al cittadino cure di livello qualitativo ancora più elevato per la tutela della salute odontoiatrica”.

 

Gianfranco Berrutti: “Favorire un più ampio accesso alle cure ed un rinnovamento tecnologico degli studi odontoiatrici”

 

La rimodulazione dell’assistenza odontoiatrica gioverebbe anche a tutto il comparto dentale che, come la ricerca in odontoiatria, rappresenta un’eccellenza nel mondo. “Piace all’estero il ‘Made in Italy’ odontoiatrico, che genera sull’intero sistema economico italiano 30 miliardi di euro di valore aggiunto, circa il 2% del pil. Si tratta di una ricchezza da salvaguardare: purtroppo sono in aumento i casi di contraffazione di marchi prestigiosi mentre il regime fiscale non favorisce chi vorrebbe investire nell’avanzamento tecnologico - commenta Gianfranco Berrutti, Presidente Unidi –. “Ed è proprio per questo che abbiamo proposto, in accordo con le altre associazioni del comparto, una serie di misure volte a favorire un più ampio accesso alle cure ed un rinnovamento tecnologico degli studi odontoiatrici. Oltre a maggiori deduzioni per le spese sostenute dalle famiglie per la salute orale, auspichiamo anche l’introduzione di un regime fiscale agevolato per gli investimenti in beni strumentali da parte delle professioni interessate. Queste misure, nel loro insieme, produrrebbero innegabili effetti positivi, non solo per la salute orale della popolazione italiana (che rimane la priorità), ma anche per l’intera industria del settore. Le nostre aziende, che costituiscono una parte rilevante dell’economia nazionale, hanno infatti subito sul mercato interno una forte contrazione del loro giro d’affari, nonostante la tenuta delle esportazioni, a causa del persistere della crisi economica e della conseguente contrazione delle spese dei cittadini”.

 

Un’iniziativa per offrire gratuitamente prestazioni odontoiatriche ai bambini indigenti

 

In questo momento di crisi, per venire incontro alle esigenze delle famiglie, i dentisti, oltre a proporre sempre più spesso sconti, hanno messo a punto anche dei progetti di solidarietà. Ad esempio, la Sido, in collaborazione con i comuni italiani che hanno dato la propria adesione, ha promosso un’iniziativa per offrire gratuitamente prestazioni odontoiatriche ai bambini più indigenti. “Il progetto, che ha già coinvolto 1000 dentisti in 21 comuni italiani, consiste nell’adozione clinica di bambini che si trovano in affido etero-familiare o presso le case famiglia dislocate su tutto il territorio nazionale – spiega Felice Festa, Presidente Sido –. L’iniziativa associa a ciascun professionista un bambino con patologie odontoiatriche in una sorta di 'affido del sorriso' affinché i piccoli possano usufruire gratuitamente dell’aiuto degli specialisti ed esercitare così il diritto di curare la propria salute e la propria immagine in un periodo, quello dell’età evolutiva, che inciderà profondamente sul futuro dei loro sorrisi”.