Siria, il mondo scelga di difendere i civili


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'La strage è un’onta per la dignità di tutti'

Parla Padre Dall’Oglio,per 30 anni tessitore del dialogo o

di Bianca Biancastri
(bianca.biancastri@rai.it)

Quante Primavere ci sono? Le Primavere arabe non sono tutte uguali, denunciano i testimoni dei massacri dei civili in Siria. La comunità internazionale non reagisce allo stesso modo di fronte ai crimini commessi nei diversi Paesi, di fronte alla richiesta di democrazia delle popolazioni. Spesso l’informazione distoglie lo sguardo per rivolgerlo a fatti più interni, alla crisi economica che pesa sulle scelte politiche. C’è un silenzio colpevole? Decisioni non prese dopo oltre due anni di conflitto e settantamila morti?

A padre Paolo Dall’Oglio, fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa in Siria e per trent’anni attivo tessitore del dialogo, espulso dal Paese nel giugno 2012, chiediamo se c’è un modo di fermare i combattimenti e aprire la porta a una soluzione politica.

“C’è stato anche l’appello di Papa Francesco, allarmato per il rapimento dei vescovi di Aleppo siro-ortodosso Ibrahim e greco-ortodosso Yazigi. C’è quindi anche un fatto ecumenico pesantissimo ma la situazione umanitaria, invece, era pesantissima già da prima. Siamo in una situazione non solo di ingiustizia ma di profondo disequilibrio. Abbiamo un popolo che fa la rivoluzione democratica con il veto della Russia, con le paure ben manovrate in occidente, ben manovrate dagli amici del regime siriano. E poi abbiamo alcuni elementi geo-strategici che hanno puntato sull’opportunità di una guerra civile, di un nuovo teatro della guerra civile sciita-sunnita al fine di indebolire drasticamente i nemici dell’occidente e di Israele. Questo panorama ha permesso ad Assad di compiere dei crimini contro l’umanità, bombardando prima con l’artiglieria pesante, poi con gli aerei, infine con i missili balistici la popolazione siriana, comprese le file davanti alle panetterie, sistematicamente gli ospedali, le case dei civili nei quartieri popolari. E poi perfino la linea rossa tracciata sull’uso delle armi chimiche sembra cedere. Gli esperti israeliani avrebbero confermato l’uso del chimico da parte del regime di Damasco, tuttavia adesso si parla di un uso non massiccio del chimico che non giustificherebbe l’intervento della comunità internazionale. Se non fosse orrendo, sarebbe ridicolo”.

Che cosa dovrebbe fare la comunità internazionale, dare armi agli insorti?
“Io sono noto per essere il primo rappresentante della Chiesa in Siria che ha dichiarato che i siriani hanno diritto a difendersi contro la violenza torturatrice e distruttrice di civili da parte del regime, dopo essere anche stato colui che nell’ottobre del 2011 aveva chiesto 50mila operatori non violenti della comunità internazionale. Abbiamo avuto 100 operatori in gennaio, 300 in marzo-aprile del 2012 e poi più nulla”.

Quindi non armi, ma interventi...
“No, io avevo prima chiesto l’intervento umanitario massiccio con operatori non violenti ( su 7 miliardi di abitanti del mondo non si trovano 50mila operatori?) e ora scatta la necessità dell’autodifesa e dell’obbligo di soccorso. Bastava dare agli elementi più sicuri della rivoluzione armata le armi anti-missile, anti-aree e anti-carro necessarie a rendere impossibili i crimini contro l’umanità e non si è fatto, quindi si è tutti corresponsabili di questi crimini”.

La Germania ha chiesto all’opposizione siriana di prendere le distanze dagli estremisti vicini ad Al Qaeda, il Fronte Al Nusra
“Il Fronte Nusra è stato ben descritto dall’ex capo della coalizione siriana, Al Khatib. Si tratta di un gruppo composito: da una parte i gruppi di estremisti, chiamiamoli qaedisti come area culturale, manovrati dal regime che lo aveva già fatto in Libano e in Iraq, e gruppi direttamente manovrati dai servizi segreti iraniani. A questi gruppi si è associata, più o meno in modo inconscio per dir così, una realtà più vasta composta in massima parte da siriani e in parte minore da combattenti islamici internazionali che, in una logica tutta islamista violenta, combattono però efficacemente il regime criminale di Damasco. Di qui la difficoltà di convincere l’Esercito libero siriano, abbandonato da tutti, a dover, prima ancora di vincere il regime, combattere contro i propri alleati strategici. E’ chiedere un po’ troppo…”

Ma allora come si fa ad espellere “i pericolosi” e ad assorbire “i generosi” , così da lei definiti?
“Questo è stato il richiamo della coalizione che ha chiesto ai giovani jihadisti, ai combattenti dell’Islam, di ritrovare le fila dell’Esercito libero e di sciogliere il Fronte Al Nusra. E’ un appello chiaro che speriamo si realizzi nelle prossime settimane. Nel frattempo i gruppi, forse proprio quelli più manovrati, riusciranno a mettere a punto un attacco al cuore dell’armonia interreligiosa e intercomunitaria, che è tipica della società civile siriana. Prima avevano già rapito due sacerdoti, adesso due vescovi. E’ chiaro che dal punto di vista islamista la giustificazione viene dal fatto che i pastori della Chiesa si sono sistematicamente associati in un modo più o meno evidente alla logica di regime e quindi è poi difficile spiegare ai siriani perché andrebbero rispettati. E, invece, vanno rispettati perché non sono combattenti, perché rappresentano delle comunità e perché vogliamo fare la pace con tutti i siriani”.

Cosa fare subito per la Siria?
“Intanto dire e dichiarare che la situazione di questi due anni in Siria rimarrà come una macchia, un’onta sulla dignità morale della comunità internazionale, un pericolosissimo precedente che rischia di radicalizzare un fronte internazionale di conflitto tra mondo musulmano e altri mondi. Questa strategia suicida della comunità internazionale va interrotta e invertita,mostrando vera solidarietà con i popoli che chiedono autodeterminazione, diritti umani e democrazia.

La strada da seguire adesso è: aiuti umanitari massicci, provvedimenti militari necessari a impedire i crimini contro l’umanità commessi dal regime di Assad, contrattazione diplomatica con l’Iran e la Russia per svuotare le prigioni orrende, i pozzi del terrore che sono le carceri di Assad. Si muore per il solo fatto di entrarvi. E poi lavorare e facilitare il lavoro negoziale per aprire un varco agli uomini del regime perché escano dalla Siria e rapidamente operare il cambiamento con un occhio di riguardo alla regione occidentale dell’Oronte, sulla costa, dove si rischia un ulteriore peggioramento della guerra civile e dei massacri intercomunitari. I massacri ci sono già e sono quelli che opera il regime nei confronti della popolazione acquisita alla rivoluzione, in massima parte sunnita. Si rischia anche il contrario. Giustamente, gli insorti si stanno dotando di commissioni, strutture per evitare vendette massicce al momento della caduta del regime. Da soli non ce la possono fare, visto l’incancrenirsi della situazione”.