Costruire il paesaggio


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La Città degli Alberi

Una ‘maglia poligonale’ per il territorio

di Laura Mandolesi Ferrini
(laura.mandolesi@rai.it)

Una Città degli Alberi: un lavoro innovativo di progettazione del territorio realizzato dall’architetto Cesare Leonardi non lontano da Modena: la Città degli Alberi di “Bosco Albergati”. Qui, dall’inizio degli anni ’90, furono messe a dimora seimila piante con una metodologia progettuale che non lasciava nulla al caso e capovolgeva ogni approccio ottocentesco al verde pubblico. L’idea per questo sistema, chiamato Struttura Reticolare Acentrata, nasceva dall’osservazione delle superfici mimetiche dipinte sulle ali degli aerei da guerra. Da queste geometrie di poligoni irregolari e colorati è nato un nuovo modello per organizzare la struttura del territorio.

Architetto Leonardi, quanto il suo lavoro di designer le ha fornito la capacità critica necessaria a reinterpretare in chiave progettuale un segno grafico destinato ad altre funzioni?
“La mimetizzazione delle ali degli aerei da combattimento ha rappresentato semplicemente uno spunto formale per la Struttura Reticolare Acentrata. In realtà potrebbero essere utilizzati poligoni del tutto differenti senza nessuna differenza concettuale. Le superfici mimetiche delle ali nascevano come “imitazione” della natura (la faccia inferiore si relazionava al cielo e quella superiore al terreno) per cui risultavano forme particolarmente adatte ad una possibile ridisegno del territorio. Nelle prime applicazioni della SRA abbiamo trasformato quella stessa composizione “primaria” in un sistema spaziale mirato all’organizzazione di un parco. Il procedimento è molto semplice: al reticolo di base viene attribuita una scala metrica (definita sulla base delle alberature principali di progetto o a quelle caratteristiche del luogo) e per ogni poligono viene stabilita una destinazione (un prato, un lago ecc). Nei nodi sono collocati gli alberi, nelle aste di collegamento i percorsi di attraversamento. La maglia poligonale serve come guida allo sviluppo del progetto e, cosa più importante, permette una precisa distinzione tra lo spazio di pertinenza degli alberi e quello di pertinenza dell’uomo.

In una serie di concorsi tra il 1980 e il 1990 abbiamo sperimentato variazioni di scala della SRA e adattamenti a molteplici contesti. Il sistema, che a prima vista può apparire rigido e cristallizzato, si è rivelato invece aperto ad infinite possibili variazioni. I nodi sono diventati strutture per la collettività, i poligoni si sono adattati a difficili contesti storici, le aste sono state incurvate in tangenza dei nodi. Anche il trascorrere del tempo, come è accaduto per il parco di Bosco Albergati, contribuisce al processo: modifica la struttura originaria e svela potenzialità impreviste in fase di progetto”.

Ritornando al testo introduttivo del volume L’Architettura degli Alberi: “Eppure c’è dell’altro (…) in queste piccole pianure inedificate della città, in questi brandelli di territorio (…), prati superstiti…”. Con queste parole avevate descritto gli spazi verdi urbani, quelli ignorati e irrisolti, anticipando già negli anni ’80, l’idea dell’esistenza di un “terzo paesaggio“ e intuendo le grandi potenzialità che queste aree potevano avere. Non solo ecologiche ma anche sociali e antropologiche. La Struttura Reticolare Acentrata può offrire nuove risposte?
“L’uomo cerca sempre di occupare tutto il territorio disponibile. Invade addirittura gli ambiti fluviali e golenali che dovrebbero autogestirsi. In ambito urbano accade che aree marginali e interstiziali, dapprima trascurate perché considerate secondarie o non strategiche, una volta occupato lo spazio circostante vengano saturate anch’esse. È una pratica insensata ed è causa del disastro urbanistico di molte delle nostre città.

L’applicazione della Struttura Reticolare Acentrata potrebbe contribuire ad una diversa visione dal momento che cancella il concetto di centro e di periferia, di aree di interesse e aree marginali, con cui siamo soliti concepire il territorio. La nostra cultura è profondamente gerarchica: al centro c’è il fulcro del nostro interesse, sia esso un nucleo storico o un edificio rappresentativo, ai margini aree di confine talvolta neanche considerate. La SRA si basa su un concetto di rete, o di tessuto, in cui non ci sono aree prive di interesse e dove tutte le parti, edificate ed inedificate, sono oggetto di uguale attenzione e parti di progetto unitario. Questo comporta tuttavia uno stravolgimento della nostra mentalità, non solo in termini urbanistici… mi riferisco ad una civiltà e ad un’organizzazione sociale del tutto diversa”.

Secondo uno studio internazionale pubblicato su Nature lo scorso 21 novembre (2012), oggi due terzi degli alberi della terra rischiano di morire di embolia a causa del riscaldamento climatico. I paesaggisti si sono da tempo uniti agli ambientalisti nel non stancarsi mai di ripetere che il tempo stringe. Nel campo urbanistico una realtà certa è che tutto deve essere ripensato. Quale sarebbe a suo avviso l’azione più urgente da adottare?
“È una questione complessa. A me piacerebbe che gli alberi fossero il sistema portante del territorio e che fossero centrali nella nostra cultura. Oggi le città sono grandi masse informi in cui il verde è inserito in maniera del tutto impropria ed artificiosa. Facciate verdi appiccicate agli edifici, alberi costretti in minuscole aiuole, posizionati a ridosso delle costruzioni o ingabbiati tra un parcheggio e l’altro. Gli alberi hanno bisogno del loro spazio, di uno spazio sufficiente per poter crescere. Ad un verde usato come “condimento” della città costruita preferisco una suddivisione in ambiti di appartenenza: un territorio destinato all’uomo ed un territorio destinato agli alberi. La Città degli Alberi di Bosco Albergati rappresenta un tentativo in questo senso. Chi va lì gode di una sensazione di pace e tranquillità a due passi dalla città; lui è ospite, gli alberi padroni di casa”.

Roger Deakin , anche lui grande viaggiatore in cerca di alberi (in Un anno a Walnut Tree) scriveva: "Sto per diventare un albero io stesso. Metto radici. Sospiro al soffiar del vento. A primavera sento in me nuova linfa e vado incontro al sole. Persino la mia pelle, giorno dopo giorno, diventa più simile a corteccia. Che albero sarei? Sicuramente un noce…” Ha mai pensato a quale albero potrebbe essere Lei?
“Una Quercia. Mi piacerebbe essere una Quercia Peduncolata. Produce le ghiande, quelle con cui si nutrono i maiali. Dalle nostre parti si dice che del maiale si mangia tutto e non si butta via niente.. provengo da una cultura contadina. È un detto che mi ricorda l’infanzia, i luoghi e le persone con cui sono cresciuto”.


Cesare Leonardi (qui accanto in una foto del 2012 di Joseph Nemeth) è nato a Modena il 3 giugno 1935. Si è laureato nel 1970 presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Firenze, dove ha frequentato i corsi di Leonardo Savioli, Ludovico Quaroni, Leonardo Ricci e Adalberto Libera. Presso la Facoltà di Architettura di Firenze è professore a contratto nel 1981-82. Ha tenuto conferenze a Roma all’INARCH e a Pisa presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna”. Ha pubblicato: L’Architettura degli Alberi, Mazzotta, Milano 1982, Il Duomo di Modena. Atlante fotografico, Panini, Modena 1985, La Struttura Reticolare A-centrata (all’interno della rivista “L’arredo della città”, 1988) e Solidi/Solids 1983-1993, Logos, Modena 1995. I suoi progetti di architettura, design e fotografia sono pubblicati su riviste nazionali e internazionali. I suoi lavori fanno parte delle collezioni dei maggiori musei del mondo: MOMA di New York, Victoria and Albert Museum di Londra, Centre George Pompidou di Parigi, Kunstgewerbemuseum di Berlino. L’Archivio Leonardi è un’Associazione Culturale nata per tutelare e valorizzare l’opera dell’architetto modenese Cesare Leonardi (Modena, 1935), rendendola accessibile attraverso la catalogazione dei materiali presenti nell’archivio e nella biblioteca privata. L’Associazione collabora alla realizzazione di mostre e seminari riguardanti i campi di attività dell’autore: dall’architettura, alla fotografia, dal design alla scultura e pittura. www.archivioleonardi.it