L'industria dei concerti


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The Show must go off

Il mondo dei concerti ha richiamato l’attenzione dei media per gli incidenti mortali occorsi, in questi ultimi mesi, a due giovani operai. Di reclutamento, lavoro e organizzazione, retribuzioni, sicurezza e struttura di un settore che trae proprio dagli eventi dal vivo i suoi maggiori introiti, ci hanno parlato tre lavoratori esperti c

di Massimiliano Piacentini

Il mondo dei concerti ha richiamato l’attenzione dei media per i recenti “incidenti” in cui sono rimasti uccisi due lavoratori: Francesco Pinna, morto a 20 anni nel collasso del palco allestito per l’esibizione di Jovanotti, a Trieste, e Matteo Armellini, morto a 31 anni a Reggio Calabria mentre lavorava al montaggio del palcoscenico di Laura Pausini. Di reclutamento, lavoro e organizzazione, retribuzioni, sicurezza e struttura dell’industria dei concerti ci hanno parlato tre lavoratori esperti. Il presidente della Cooperativa “Insieme”, di cui Armellini era socio lavoratore, non ha voluto invece rilasciare “alcun tipo di dichiarazione”, considerata l’inchiesta in corso. Ma quanto vale l’industria dei concerti, e che posto occupa all’interno del mondo musica?

Anzitutto, parlare dei concerti pop significa entrare in un settore della produzione immateriale la cui rilevanza è fuori discussione. Gli eventi dal vivo rappresentano infatti una parte importante del music businnes, sia dal punto di vista economico, sia da quello psicologico della fruizione, che può stimolare ulteriore consumo. Una macchina che tuttavia non potrebbe funzionare senza l’apporto fondamentale del lavoro manuale, operaio e di alto livello tecnico che realizzi lo spazio scenico, materialissimo e sempre più spettacolare e grande del palco.

Per inquadrare il fenomeno dei concerti bisogna tener presente la crisi del mercato discografico, dei Cd e Dvd musicali, e quindi i cambiamenti prodotti nel complesso universo musica dalla digitalizzazione e da internet. Il tempo in cui il disco o il cd identificavano l’economia del settore e i concerti erano considerati una specie di attività promozionale è finito e oggi la realtà è pressoché rovesciata: la maggior parte degli introiti, per la maggior parte degli artisti, proviene dalla musica live. Il grafico che segue, estrapolato dal Rapporto musica della Siae, illustra infatti chiaramente il trend in crescita costante dell’offerta di concerti in Italia.



Gli istogrammi mostrano agevolmente l’aumento continuo dell’offerta dal 2002 al 2007, la cui distribuzione si concentra prevalentemente nel Nord. Come l’offerta, anche gli incassi si potrebbero rappresentare con una linea in ascesa continua: 21,9 milioni di euro nel 2002, 23,7 nel 2003, 26,3 nel 2004, 27,4 nel 2005, 28,4 nel 2006 e 32,3 nel 2007.

Per il 2008, il Rapporto definisce “ancora una volta molto positiva la performance dei concerti di musica leggera e popolare” con un incasso pari a 35,2 milioni di euro (+8,94% rispetto al 2007) e una distribuzione sul territorio nazionale che vede come di consueto in testa il Nord (Bologna, Genova, Milano, Torino, Trieste, Venezia) che ha ospitato quasi il 55% degli eventi e si è aggiudicato il 50,31% dell’incasso complessivo. Trend in crescita anche nel 2009, con 36,2 milioni di incasso e uno scarto positivo rispetto all’anno precedente pari al 2,91%, mentre si registra “una performance ancora una volta negativa degli incassi del settore discografico e di quello dei supporti audiovisivi (globalmente -26,36%)”.

I rapporti Siae si fermano al 2009. Secondo l’Annuario dello spettacolo, sempre della Siae, il 2010 è l’anno in cui il settore concerti registra una contrazione generalizzata per quanto concerne gli introiti. Ciò è evidente se si prende in considerazione il volume d’affari, che per il 2010 è stato pari a 249,3 milioni di euro, in calo del 5,40% rispetto al 2009, quando lo stesso indicatore aveva toccato i 263,5 milioni. Il dato è tanto più significativo se si tiene presente l’aumento dell’offerta, passata dai 19.317 eventi censiti nel 2009 ai 20.492 del 2010, con uno scarto positivo del 6,08%. Il fatto è che, probabilmente, anche i comportamenti di spesa per i concerti sono stati influenzati dalla crisi economica, dalle politiche di austerity e dal calo della domanda interna.

Concludiamo questa breve disamina raffrontando i dati del primo semestre 2011 con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente, anche se si tratta di risultati parziali. Rispetto al confronto fra 2009 e 2010, il rapporto fra andamento dell’offerta e volume d’affari risulta invertito. Il primo semestre 2011 registra infatti una flessione di offerta e presenze e una crescita del volume d’affari rispetto allo stesso periodo del 2010. Il numero degli eventi passa infatti dai 16.528 del 2010 ai 15.348 del 2011, pari a un -7,14%, le presenze calano di oltre il 22%, mentre il volume d’affari passa dagli 87,2 milioni di euro del 2010 ai 102 milioni del 2011, segnando il considerevole aumento del 16,92%.

La crescita del volume d’affari è dunque da incrociare con l’aumento del costo medio dei biglietti. Secondo il Rapporto Assomusica 2010, infatti, già nel 2009 il prezzo medio registrato era di 33 euro, in aumento del 13% rispetto al 2008 e addirittura del 32% rispetto al 2007, quando era di 25 euro. Gli ultimi dati sulla partecipazione del pubblico e le prospettive economiche di breve e medio termine non certo rosee preoccupano non poco gli operatori, ma si può affermare che il settore dei concerti mostra una buona tenuta nonostante il crollo dei consumi dovuto alla crisi pesante della zona euro, all’aumento della disoccupazione, alla contrazione del reddito e del potere d’acquisto delle famiglie.

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