E' la categoria con più contenziosi giudiziari


Stampa

L'ortopedia? Potrebbe sparire per denuncia

Studenti spaventati anche se spesso i processi decadono o

di Maurizio Righetti

Sarà pur vero che in tanti oggi mirano a diventare fisioterapisti per via di un mercato della domanda in costante e ragguardevole ascesa. Ma presto questa categoria potrebbe avere un problema riflesso: gli mancherà un po' di materia prima, perché i suoi principali “fornitori”, gli ortopedici, se non proprio una razza in via di estinzione, sono in preoccupante diminuzione.

Posti disponibili che restano vuoti per timore delle denunce facili
E' una vera e propria fuga dei giovani medici dalle scuole di specializzazione, che pare non arrestarsi: quest’anno sono 187 i posti disponibili per aspiranti ortopedici, ma c'è il rischio che restino scoperti. L'ortopedia fa paura per colpa dello “stress da denunce facili”: su circa 7000 professionisti attivi in tutto il Paese pendono oltre 2000 denunce. Specialisti nell'occhio del ciclone, sono ormai i medici più spesso protagonisti di cause civili per presunti errori medici, diagnostici o terapeutici.

I contenziosi medico-legali sono cresciuti del 255 per cento
Negli ultimi 15 anni i contenziosi medico-legali sono cresciuti del 255 per cento e ogni anno vengono depositate in tutto il Paese circa 18.000 cause di responsabilità professionale, mentre sono circa cinquemila i siti internet che offrono assistenza legale ai pazienti per casi di presunta “malpractice”. Così, nonostante l'80 per cento delle accuse finisca per decadere, fare l’ortopedico è ormai diventata una professione “pericolosa”: in vent'anni di carriera quattro medici su cinque devono fronteggiare una denuncia e finiscono così per trascorrere un quinto del loro tempo a barcamenarsi fra carte bollate e processi.

Per verificare la situazione delle sentenze che coinvolgono gli ortopedici e definire con certezza i contorni del problema, nel giugno del 2010 la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) è stata la prima e per ora unica società scientifica ad aver stipulato un protocollo d'intesa con l'Osservatorio Medico Legale (OrME), associazione nata nel 2007 da una convenzione fra il Tribunale di Roma, l'università romana di Tor Vergata e l'Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Roma, che analizza le sentenze in ambito di responsabilità professionale medica del Tribunale della Capitale, dal 2001 a oggi.

L'importanza di “mappare” la casistica
I primi risultati della collaborazione fra SIOT e OrME sono stati presentati in anteprima in occasione del Congresso Nazionale della SIOT, a Rimini fino al 5 ottobre. “Il nostro obiettivo è avviare un'analisi seria e approfondita delle sentenze che riguardano ortopedici e traumatologi, per realizzare in pochi anni una banca dati nazionale che consenta di mappare la casistica dei sinistri in ortopedia e traumatologia – spiega Umberto Tarantino, coordinatore del progetto e direttore della Divisione di Ortopedia e Traumatologia della Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma –. Questo ci consentirà di individuare eventuali criticità e ipotizzare se possibile una prevenzione efficace: riteniamo infatti che prevenire l'errore professionale, e quindi il danno al paziente, sia l'unico mezzo davvero efficace a ridurre il contenzioso”.

Nella realtà sono molto rari i casi di condanna
L'analisi retrospettiva delle sentenze del Tribunale Civile di Roma relative a casi di responsabilità professionale che hanno coinvolto ortopedici e traumatologi ed emesse dal 2006 al 2008 consente di tranquillizzare i pazienti che si affidano ai medici: l'errore medico non è così frequente, sono di fatto pochi i casi in cui c'è una condanna del professionista. “Su un totale di circa tre milioni di prestazioni ortopediche eseguite a Roma nei tre anni di riferimento dell'indagine, sono stati riconosciuti colpevoli di un errore medico appena 69 ortopedici - spiega Nicola Pace, Co-presidente del Congresso e primario di Ortopedia all’Ospedale Civile di Jesi -. Nel 16 per cento dei casi è stata chiamata in giudizio l'intera equipe; i medici quasi sempre 'chiamati in causa' sono i chirurghi ortopedici, più spesso per problemi emersi durante procedure in elezione (60 per cento dei casi) che in emergenza. Gli interventi di chirurgia vertebrale sono i più soggetti a richieste di risarcimento (16 per cento), seguiti dalla chirurgia protesica dell'anca (9 per cento) e dalla chirurgia del piede (8 per cento)”.

Ma sono stati liquidati circa 6,5 milioni di euro di risarcimento
In totale sono stati liquidati circa 6,5 milioni di euro di risarcimento, di cui circa due milioni e mezzo per la chirurgia vertebrale e oltre un milione e mezzo per le protesi totali d'anca. Nell'8 per cento dei casi il chirurgo è stato condannato per aver leso il diritto del paziente a essere informato correttamente, facendogli sottoscrivere un modulo prestampato senza riferimenti precisi alle complicanze generiche e specifiche del tipo di intervento. “Tutti questi dati saranno da noi utilizzati per evidenziare le criticità della nostra professione: il monitoraggio delle sentenze in ambito di responsabilità professionale medica è un valido mezzo per affrontare i problemi ed elaborare possibili strategie di prevenzione, così da poter operare con maggiore sicurezza e serenità, garantire ai pazienti un minor rischio di errori e sinistri e diminuire anche i premi assicurativi per i medici – osserva Francesco Greco, Direttore della Clinica Ortopedica e Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell’Università Politecnica delle Marche”.

Le denunce facili finiscono per danneggiare proprio gli utenti. La rinuncia a innovazione e tecnologia
Purtroppo la tendenza alle “denunce facili” è il segno di un momento difficile nel rapporto medico-paziente: i mezzi di comunicazione danno molto risalto ai casi di errore medico, i pazienti oggi sono molto più consapevoli del diritto di tutela della loro salute e si aspettano quasi la garanzia di un risultato, sempre e comunque, anche grazie al progresso tecnologico. Tutto ciò comporta un effetto collaterale di non poco conto: molti medici, intimoriti dall'ipotesi di una causa legale da parte di pazienti insoddisfatti delle cure, praticano oggi la medicina difensiva, ovvero ad esempio prescrivono ed effettuano esami, visite specialistiche o trattamenti inappropriati. In altri casi invece non utilizzano le tecniche chirurgiche più innovative. Questo atteggiamento di fatto può privare i pazienti l'accesso a tecnologie nuove che potrebbero essere per loro vantaggiose: chiarire i contorni dei contenziosi medico-legali e rassicurare i pazienti è perciò doveroso”, conclude Greco.