Il cantautore genovese che canta Tenco


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Baccini: 'Porto Luigi a spasso per i teatri'

Intervista a Francesco Baccini n

di Roberta Balzotti

“Portate i fazzoletti. Il tasso emozionale è alto in questo spettacolo”. Ha lo sguardo luccicante Francesco Baccini mentre invita e avverte il pubblico che andrà a vederlo e ascoltarlo nei teatri italiani nel corso della tournée “Baccini canta Tenco”, che si apre ufficialmente domani, 20 gennaio, al Politeama di Genova, dopo la data zero al Palais di Saint Vincent. A 50 anni compiuti da poco più di tre mesi, il cantautore genovese affronta, per la prima volta sul palco, un intoccabile e sacro della canzone italiana qual è Luigi Tenco. “Non avevo mai fatto una sua cover nella mia carriera, neanche agli inizi, quando suonavo nei locali -racconta- Poi, un giorno dello scorso anno, girando su Youtube, guardo un video nel quale Luigi, durante una trasmissione Rai, canta “Vedrai, vedrai”. Mi metto al pianoforte in studio, butto giù gli accordi, la canto. Il tecnico la registra. E decidiamo di metterla nel disco (l’album “Ci devi fare un gol”, n.d.r.)”.

Tutto nasce da lì. Baccini parla della sua idea di cantare Tenco con il light designer e regista Pepi Morgia; ne parla con lo scrittore e studioso di canzone d’autore Marzio Angiolani; chiama il maestro Armando Corsi, soprannominato “la chitarra che sorride”. E così l’idea comincia a prendere forma concreta: Angiolani si occupa della parte letteraria, lavora con Francesco alla scrittura dello spettacolo; Corsi riveste i brani con arrangiamenti nuovi; Pepi Morgia cura la scenografia e la regia; la direzione artistica è di Raffaele Abbate e la supervisione di Paolo Caliari.

Sul palco, al pianoforte a coda, Francesco Baccini, che canta e racconta Tenco, in alcuni momenti con il “groppo in gola”; e con lui, Armando Corsi alla chitarra classica, Filippo Pedol al contrabbasso, Luca Falomi alla chitarra acustica ed elettrica, Marco Fadda alla batteria e percussioni, Luca Volontè al sax e armonica.

Francesco, quando hai incontrato Tenco la prima volta? Intendo incontrato musicalmente…
“A 13 anni ho ‘sulato’ quattro, cinque dischi a mio cugino. Tra questi c’era una raccolta di Tenco del ’74. Avevo una gamba rotta e passavo le giornate ad ascoltare quei dischi”.

Perché non avevi mai cantato Tenco nel tuo percorso artistico fino a oggi?
“Tra me Luigi c’è sempre stata una somiglianza fisica. Me lo diceva De André e di recente me lo ha detto Arbore. C’è somiglianza in alcuni gesti, come il tenere la sigaretta tra le labbra in un certo modo. Non volevo rischiare, cantando le sue canzoni, di farne l’imitazione. E poi mica è così facile cantare Tenco! E’ facile se ce l’hai dentro; se non ce l’hai dentro, facile non è. Di tutte le interpretazioni che ne sono state fatte, l’unica che lo cantato bene, l’unica, è la Vanoni”.

Non hai più timori ad affrontarlo ora?
“Sento Tenco molto vicino. Abbiamo molto in comune, a partire da Genova che ci ha cresciuti entrambi, anche se in epoche diverse e anche se lui era piemontese di nascita. Con questo spettacolo mi sento pronto ad affrontarlo in pubblico. Voglio portare Luigi a spasso per i teatri. Come sarebbe stato un suo concerto? Ci sono documenti filmati soltanto di passaggi televisivi. Probabilmente è l’unico cantautore a non aver mai fatto una tournée. Negli Anni Sessanta non usava e lui poi non ne ha avuto il tempo. In un’intervista dice di voler fare un recital per spiegare alcune canzoni. Ecco: cosa avrebbe detto, cosa avrebbe fatto in quel recital?”.

Come sono state scelte le canzoni in scaletta?
“Bisognava tener conto di quelle più famose, a partire da ‘Vedrai, vedrai’, che ha dato inizio al progetto. Sono stati inseriti brani meno noti come ‘La ballata della moda’, ma anche ‘Ciao amore ciao’ con il testo della prima versione e canzoni sociali come ‘Cara maestra’. Sembrano tutte scritte oggi, attualissime. Ci sono le canzoni intimiste, quelle impegnate, quelle ironiche. Sì, perché in Tenco c’era ironia, c’era sarcasmo. L’immagine che ci arriva dopo la sua morte è quella di un depresso. Ma lui non era così. Lui era uno che voleva cambiare la società. Raccontando Luigi attraverso le sue canzoni e i ritagli di giornali, finisco per raccontare anche me”.

Con gli arrangiamenti, tu e Armando Corsi, vi siete anche divertiti a rileggere alcune canzoni…
“Beh, ‘Ognuno è libero’ la faccio addirittura ska! In generale abbiamo dato una rilettura minimalista dei pezzi, ma con i suoni del terzo millennio. E’ un concerto acustico, di elettrico ci sono soltanto i microfoni e una chitarra in un paio di brani”.

Che reazione ti aspetti dal pubblico?
“E’ uno spettacolo che stupirà. Integralisti di Tenco che hanno assistito alle prove e all’anteprima sono rimasti stupiti. E quel pubblico che mi conosce in modo superficiale, dopo, mi guarderà con altri occhi”.