Pecunia non olet


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'La Lega ripudia legami con la criminilità organizzata'

Intervista a Stefano Galli, capogruppo Lega Nord in Lombardia

Da sempre la mafia cerca referenti politici. La Lega al nord è il partito più forte. Lei stesso è stato oggetto di un tentativo di corruzione che ha denunciato e che ha portato all’apertura di un’inchiesta. La Lega si è resa conto di essere un potenziale “naturale” referente per la criminalità organizzata?
La Lega ha nel proprio dna il ripudiare allacci con la criminalità organizzata. Noi siamo nati per cambiare questo Paese e continuiamo nel nostro obbiettivo politico che è quello di avere un federalismo amministrativo e fiscale. Del resto sono altre le forze politiche che non riescono a stare alla larga da possibili guai.

Come vi state attrezzando per contrastare e prevenire queste infiltrazioni, soprattutto in vista dell’Expo 2015? Ci sono progetti di legge che state elaborando?
In Regione Lombardia ci stiamo attrezzando con due distinti provvedimenti di legge: uno che riguarda una campagna per la diffusione della legalità nelle scuole, anche quella primaria, l’altro è un progetto di legge sulla corruzione e sull’usura. Ci stiamo adeguando, cercando di individuare gli strumenti giusti per evitare qualsiasi iniziativa possa balenare in testa a persone che hanno fatto del malcostume e della criminalità una regola di vita.

A proposito dell’episodio di tentata corruzione che ha subito, lei ha dichiarato: “Io certe persone le denuncio, altri danno loro le consulenze”. In Lombardia ci sono centinaia di indagati, ma il problema viene sempre derubricato alla responsabilità personale. Non c’è forse una responsabilità politica, delle classi dirigenti? Insomma non è il sistema che va corretto?
La corruzione è un malcostume comunque presente in modo particolare nella pubblica amministrazione. Lo dice anche il presidente della Corte dei Conti, che ha lanciato l’ennesimo allarme. L’onestà cammina anche sulle gambe della gente. C’è qualcuno che ha il coraggio di dire di no, altri non ce la fanno.

Molti degli indagati e degli arrestati fanno parte del Pdl, partito con cui voi siete al governo. Non c’è un po’ di imbarazzo a governare con chi non prevede di fare pulizia? La Lega ha fatto della legalità il suo cavallo di battaglia.
Noi ci siamo alleati con il Pdl, a livello nazionale e regionale, perché abbiamo un progetto comune, che è quello di cambiare il Paese. Spetterebbe poi a ogni forza politica identificare una sorta di codice deontologico da rispettare. Noi della Lega, ogni volta che si è presentata qualche situazione difficile, abbiamo reagito espellendo dal movimento le persone indesiderate.

La ‘ndrangheta è presente in Lombardia dagli anni ’50 e ormai controlla gran parte del territorio. Non pensa ci sia stato un ritardo nelle risposte a questo fenomeno dilagante che si è insinuato nel tessuto economico, politico e sociale delle vostre terre?
Questo Governo e il ministro Maroni hanno dato la miglior risposta possibile. Sono 28 su 30 i latitanti più pericolosi assicurati alla giustizia e con la confisca dei beni, oltre 35mila per un valore di 18 miliardi di euro, la criminalità è stata aggredita nel suo impero economico.

Sono risultati importantissimi, ma ormai le mafie sono andate oltre. La mafia si è fatta impresa, si è fatta potere.
Servono normative ferree, molto più forti, e lo stiamo facendo. Noi abbiamo cercato di dare il nostro contributo anche in Lombardia. Nessuno ha la sfera di cristallo. Non bisogna mai abbassare la guardia. La criminalità organizzata, a fronte di una legge che fai, inventa immediatamente una contromisura. Bisogna continuare a vigilare su tutto il territorio nazionale e non solo in Lombardia.

Se si realizzasse il sogno secessionista della Lega, una repubblica federale indipendente e sovrana, non ci sarebbe il rischio che la ‘ndrangheta aumenti il proprio peso specifico, data la ristrettezza geografica e il minor numero di abitanti della nuova nazione?
Noi abbiamo scelto una via diversa, che è quella dell’attuazione dell’articolo 116 e 119 della Costituzione. Quindi non penso che questo potrà accadere. Pensiamo che l’attuazione del federalismo fiscale a livello regionale sia un toccasana per la pubblica amministrazione e per i cittadini.

Nella sua denuncia la procura è riuscita ad indagare alcune persone grazie soprattutto alle intercettazioni ambientali e telefoniche. A livello governativo ci sono state delle proposte di legge per ridurre o limitare queste intercettazioni. Cosa ne pensa?
Nel mio caso specifico le intercettazioni sono state fondamentali. Mi sembra che del disegno di legge sulle intercettazioni ormai non se ne parli più. Credo che sia giusto che la magistratura possa indagare quando serve e utilizzare le intercettazioni, ma serve discrezione da parte dei media. La cosa che a me dà fastidio è vedere verbali di intercettazioni pubblicati sui giornali quando ancora non sono chiuse le inchieste.

Stefano Galli, capogruppo Lega Nord in Lombardia, ha rifiutato l’offerta (15mila euro) di un noto imprenditore della zona, che cercava di aggiudicarsi un appalto per un progetto di comunicazione tv negli ospedali lombardi. Non solo, Galli è andato dalla polizia e ha raccontato tutto. L’intera storia si svolge in casa leghista. Uomo del Carroccio è Galli, ma nella stessa area si muovono due persone coinvolte nell’inchiesta: l’imprenditore Alberto Uva, che cercava l’appalto, e Simone Rasetti, funzionario regionale che, secondo i pm, alle lusinghe di Uva avrebbe ceduto. La procura ipotizza per Uva il reato di istigazione alla corruzione, per Rasetti la corruzione. Altri soggetti - tra cui i direttori generale degli ospedali di Mantova e di Vimercate – sono indagati per turbativa d’asta.

(C. T.)