Omertà, pizzo, infiltrazioni mafiose nel mondo della politica e dell’impresa, ‘summit mafiosi’. Parole e concetti che rimandano istintivamente al Sud. Eppure la mafia, e in particolare la ‘ndrangheta, non è un problema unicamente meridionale, perché da anni è presente anche in terra lombarda. Di questo parla ‘Ndrangheta Padana”, edizioni Rubbettino, l’ultimo libro di Enzo Ciconte, uno dei maggiori studiosi della criminalità organizzata.
L’autore indaga la “mutazione genetica” della ‘ndrangheta in Lombardia negli ultimi anni, il passaggio dalle tradizionali manifestazioni dell’agire ‘ndranghetistico (omicidi, sequestri di persona, intimidazioni), a forme di controlli di settori economici (il movimento terra, la concessione di finanziamenti a soggetti in difficoltà) e di infiltrazioni nelle istituzioni pubbliche, a livello locale.
Una nuova “mafia imprenditrice” che al Nord fa affari, inquina gli appalti, i lavori pubblici, la sanità, con l’aiuto di colletti bianchi, imprenditori e politici, conniventi. Un cancro che dilaga in Padania con una struttura che la Direzione Investigativa Antimafia definisce di tipo “federativo”. Ciconte nel libro ripercorre le indagini che hanno portato alle recenti operazioni anti-‘ndrangheta al Nord, e che hanno evidenziato la natura di un’organizzazione che punta alla globalizzazione degli affari, ma che non dimentica i riti più tradizionali. Un’organizzazione verticistica che ha due sedi, Reggio Calabria e Milano, e che oggi è più forte ed arrogante perché è più ricca..
La Padania, come la chiama la Lega, è da decenni teatro di loschi affari, scrive Ciconte, ma politici e amministratori locali, con lodevoli eccezioni, negano l’evidenza. Gli ‘ndranghetisti hanno il controllo di una parte del territorio, hanno molti soldi e li prestano a usura, si sono impossessati di case, alberghi, ristoranti, supermercati, imprese, sono presenti negli appalti dell’Alta Velocità e hanno lambito quelli dell’Expo.
E’ la mafia dei colletti bianchi, spiega l’autore, degli “uomini cerniera”, degli insospettabili, degli invisibili. Enzo Ciconte getta luce su questa realtà finora sommersa, fa nomi e cognomi di politici, imprenditori, professionisti, legati a doppio filo alla ‘ndrangheta e che pure continuano a occupare posti di prestigio e di potere in Lombardia e in tutto il Nord.
Il libro arriva nel pieno della polemica aperta dalla denuncia di Roberto Saviano a “Vieni via con me” (“La ‘ndrangheta al Nord interloquisce con la Lega”) cui il ministro dell’Interno Maroni ha reagito con la massima determinazione: “Accuse infamanti. La presenza della ‘Ndrangheta in Lombardia è la scoperta dell’acqua calda, ma dire che il suo referente politico è la Lega è un’affermazione ingiusta. La Lega non è infiltrata dalla mafia, e la ‘ndrangheta non riesce ad avere agganci con noi. Lo dimostrano le recenti operazioni fatte in Lombardia contro la ‘ndrangheta, che hanno portato all’ arresto di esponenti politici di altri partiti, ma non della Lega. Allora perché indicare proprio e solo la Lega?"
(C. T.)