L'appello del padre di una giovane suicida


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Sarah: 'Basta con le speculazioni'

Alfonso Frassanito, presidente dell'associazione 'IosòCarmela' e padre di Carmela, una ragazzina di 13 anni che, il 15 aprile del 2007, alcune settimane dopo aver subito uno stupro ed essere stata affidata a un istituto per minori disagiati, si uccise lanciandosi dal balcone al settimo piano di un'abitazione a Taranto: 'C'é un accanimento mediatico, da parte di tutti, mirato solo ed esclusivamente a sfruttare la morbosa curiosità del pubblico e ci si dimentica totalmente della orribile fine di questa bambina'





"Per la piccola Sarah, così come lo fu per mia Carmela, c'é un accanimento mediatico, da parte di tutti, mirato solo ed esclusivamente a sfruttare la morbosa curiosità del pubblico e ci si dimentica totalmente della orribile fine di questa bambina". Lo denuncia Alfonso Frassanito, presidente associazione "IosòCarmela" e padre di Carmela, una ragazzina di 13 anni che, il 15 aprile del 2007, alcune settimane dopo aver subito uno stupro ed essere stata affidata a un istituto per minori disagiati, si uccise lanciandosi dal balcone al settimo piano di un'abitazione del quartiere "Paolo VI" di Taranto.

Frassanito trova delle analogie con il caso di Sarah Scazzi, la 15/enne uccisa ad Avetrana, soprattutto per l'attenzione mediatica nei confronti della drammatica fine della minore. "Il prossimo 26 novembre - osserva in una nota il papà di Carmela - saranno 3 mesi esatti dalla morte della piccola Sarah e per una simbolica coincidenza si celebra anche il processo contro tre degli stupratori di Carmela, altra vittima della barbarie degli uomini e della colpevole inadeguatezza delle istituzioni".

A Taranto sono previsti dei presidi davanti al tribunale e dei cortei per le vie della città, organizzati dai Cobas. "Personalmente - aggiunge Frassanito - e a nome dell' associazione 'Ioso'Carmelà che presiedo, mi auguro che queste iniziative contribuiscano a far spegnere i riflettori della morbosa curiosità e del vergognoso lucrare sul dolore e sulle tragedie, e facciano al contrario riaccendere gli unici riflettori che un paese che si considera civile dovrebbe attivare alla massima potenza, quelli del rispetto dei diritti dei minori e delle loro famiglie, della lotta alla violenza su donne e bambini".

E' scontro tra i legali di Sabrina
Il circo allestito attorno all'omicidio della povera Sarah Scazzi si arricchisce di un nuovo numero: lo scontro, pesantissimo, tra i legali di Sabrina Misseri, culminato nella revoca del mandato all'avvocato Francesca Conte, nominata appena quattro giorni fa per assistere assieme a Vito Russo ed Emilia Velletri la giovane accusata dal padre Michele di aver ucciso la cugina. L'ennesimo episodio di una vicenda che, non solo per responsabilità dei media, sempre più assomiglia ad un reality - ieri sera l'ultima puntata con la messa in onda del video girato dai carabinieri del Ris nel garage dell'abitazione dei Misseri, mentre Michele ricostruisce le fasi dell'omicidio - e sempre meno ad una vicenda umana tristissima e ad un caso giudiziario complesso, quale in realtà è quanto accaduto ad Avetrana.

Lo scontro si consuma di prima mattina, quando l'avvocato Conte, dopo aver partecipato per 11 ore all'incidente probatorio di Michele Misseri ieri nel penitenziario di Taranto, arriva in carcere per incontrare Sabrina: invece della cugina di Sarah, gli agenti della polizia penitenziaria le portano un foglio in cui in tre righe la ragazza le revoca il mandato. E questo, dice l'avvocato Conte, "nonostante Cosima e Valentina (madre e sorella di Sabrina, ndr) mi confermano la loro fiducia". E nonostante fosse stata proprio lei, a tarda notte, ad affrontare telecamere e taccuini per spiegare come la difesa di Sabrina interpretasse l'ultimo interrogatorio di Michele. Insomma, nonostante fosse chiaro a tutti che fosse lei ad aver preso in mano la difesa della ragazza. E così, appena fuori dal carcere, Francesca Conte lancia le sue accuse. Pesanti: "mi è stato insegnato - dice - che la difesa tecnica, per essere efficace, deve essere libera da condizionamenti, indipendente, coerente ed onesta, non potendo invece essere legata a speculazioni inconfessabili di ogni tipo".

Quali siano queste speculazioni, nella nota ufficiale l'avvocato non lo dice, ma sottolinea che si è trattato di una "revoca pilotata". Da chi? Dall'avvocato Russo, spiega. "Mentre io ero con sua moglie in carcere per l'incidente probatorio, lui dichiarava alla stampa, senza accorgersi della presenza di due miei avvocati che lo hanno registrato, che avrebbe fatto in modo di far revocare il mio mandato, dicendo che l'incidente probatorio è andato male". Insomma secondo l'avvocato Conte, Russo - che ieri sera ha anche visto Cosima e Valentina Misseri - avrebbe lavorato per farla fuori. "Ho accettato il mandato - prosegue Conte - pretendendo di condividere la difesa, pur non essendo tenuta a farlo, con colleghi più giovani e ho proceduto in perfetta armonia e sintonia con lo stesso collegio difensivo nonostante la resistenza di qualcuno a 'farsi da parte'". E' successo però che "analoga collaborazione e lealtà d'intenti e di comportamenti non è, evidentemente, giunta dai colleghi della difesa, che non mi hanno messa nelle condizioni di esplicare il mandato. Ma non c'é solo questo: il caso di Sarah, attacca ancora l'avvocato Conte, è stato trasformato "in un business" al quale, "per cultura ed educazione giuridica e professionale mi debbo necessariamente sottrarre".

L'ultima stoccata sembra essere invece quasi un consiglio ai suoi ormai ex colleghi del collegio difensivo. "La difesa tecnica, vera, si garantisce non con la contiguità amicale (o pseudo-tale) con la persona da difendere, ma con trasparenza e lealtà di comportamenti verso l'assistito, verso i colleghi, verso la magistratura e verso l'opinione pubblica". Parole dure alle quali replica, "allibito", l'avvocato Vito Russo, annunciando che per tutelarsi agirà nelle sedi opportune. Da parte mia e di mia moglie, assicura, c'é stata sempre la "piena collaborazione". "Noi - dice - abbiamo messo l'avvocato Conte in condizione di lavorare fin da subito. Tanto é vero che le abbiamo fornito tutte le copie degli atti a nostra disposizione". E "non è vero che non ci siamo 'fatti da parte': gli accordi erano chiari fin dall'inizio" e prevedevano che "al termine dell'incidente probatorio di Michele Misseri sarei rientrato io". Chi dei due ha ragione e chi dei due non sta dicendo la verità, lo si saprà alla prossima puntata di questa storia. Che non mancherà, nonostante il presidente dell'Ordine dei giornalisti chieda alla categoria di "fermarsi" per "porre fine a questo scempio". Quel che già è chiaro a tutti, però, é che a rimetterci sarà sicuramente Sabrina che, almeno fino ad una sentenza di condanna, resta una presunta assassina.