Monti replica alle critiche tedesche


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Monti, dura reazione tedesca

'Troppi vincoli dei parlamenti ai governi'. Berlino replica: vincoli per democrazia m

Critiche bipartisan, in Germania, all'intervista del premier Mario Monti pubblicata ieri da Der Spiegel. Ai politici tedeschi di tutto l'arco costituzionale non sono piaciute, in particolare, le considerazioni sull'autonomia dai parlamenti nazionali che i governi devono essere in grado di esercitare nelle trattative a Bruxelles.

Molto duri gli attacchi dai falchi della coalizione di maggioranza, i liberali dell'Fdp e i bavaresi della Csu, mentre appare più conciliante la posizione della Cdu della cancelliera Angela Merkel. Addirittura di "attacco alla democrazia" parla il segretario generale della Csu, Alexander Dobrindt: "Il signor Monti ha evidentemente bisogno di una chiara presa di posizione. Noi tedeschi non siamo pronti a cancellare la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani", ha detto. Per il capogruppo liberale Rainer Bruederle bisogna "fare attenzione" che nel necessario processo di riforme "l'Europa rimanga sufficientemente legittimata dal punto di vista democratico". Sul portafoglio dei tedeschi punta invece l'euroscettico liberale Frank Schaeffler, secondo cui "Monti vuole risolvere i suoi problemi facendoli pagare ai contribuenti tedeschi". Più morbido il parlamentare della Cdu Michael Grosse-Broemer, per cui se pure resta decisiva la capacità d'agire dei governi, "ciò non giustifica in nessun modo il tentativo di limitare il necessario controllo parlamentare". Sul fronte dell'opposizione, nette le parole della socialdemocratica Spd che, sempre a proposito dell'autonomia dei governi dai parlamenti nazionali invocata dal premier italiano, per bocca del vicecapogruppo al Bundestag, Joachim Poss, ha considerato come "l'accettazione dell'euro e del suo salvataggio viene rafforzato dai parlamenti nazionali e non indebolito". Evidentemente, ha proseguito Poss intervistato dal Rheinische Post, "gli anni di Berlusconi hanno indebolito l'immagine del ruolo del parlamento".

"Rispettiamo pienamente le competenze dei Parlamenti nazionali" nel quadro dei processi decisionali previsti dai Trattati Ue per l'adozione dei provvedimenti finanziari. Lo ha detto oggi il portavoce della Commissione Europea, Olivier Bailly, rispondendo ad una domanda sull'intervista rilasciata da Monti al Der Spiegel. Dopo aver precisato di non commentare nello specifico le frasi attribuite a Monti o l'intervista nella sua interezza, il portavoce ha però ricordato quella che è la posizione della Commissione europea. Per Bruxelles, i paesi membri hanno deciso di seguire "regole chiare e fissate in testi ratificati" quando si tratta di adottare e applicare provvedimenti finanziari. In particolare, ha ricordato Bailly, "le decisioni prese dai governi a Bruxelles, specialmente a livello di Eurozona, devono essere approvati sulla base di procedure nazionali. E in alcuni paesi queste procedure prevedono che i provvedimenti siano approvati dai parlamenti nazionali. Noi rispettiamo pienamente le competenze dei parlamenti nazionali" fissate nell'ambito di questi processi.

MONTI, FINO AL 2013 PER SALVARE IL PAESE. MERKEL SIA FLESSIBILE
Restare fino al 2013 per "salvare l'Italia dalla rovina" anche grazie al "sostegno morale, non finanziario" dei partner europei, Germania in testa. Berlino però dovrebbe essere più "flessibile" anche perché in Italia sta crescendo un pericoloso sentimento antitedesco in cui si intravedo i "segni di una dissoluzione psicologica dell'Europa". Mario Monti, pur con i consueti toni pacati, non usa mezzi termini nell'ammonire la Germania e i paesi rigoristi del Nord sui rischi che sta correndo il Vecchio Continente a causa della miopia con cui si affronta la crisi del debito sovrano. Per lanciare il suo appello, il presidente del Consiglio sceglie il settimanale più diffuso in Germania, 'Der Spiegel'. L'intervista, concessa prima della riunione del board della Bce, è successivamente integrata. E così i due intervistatori chiedono al Professore se non giudichi "deludente" l'azione dell'Eurotower. "Non posso che accogliere come realistica l'affermazione della Bce" sul fatto che il mercato dei titoli pubblici è "profondamente turbato", si limita a dire Monti. Nell'intervista non c'é alcun cenno alla possibilità che l'Italia ricorra allo 'scudo'.

L'ipotesi di una richiesta di aiuti, però, non è esclusa da Antonio Catricalà. "L'idea è che ce la faremo da soli", dice il sottosegretario al Corriere, ma il rischio è che i mercati "ci mettano troppo a riconoscere i nostri meriti". La firma di un memorandum però non deve spaventare perché "significherebbe solo confermare impegni già assunti". Ad ogni modo - afferma Catricalà - l'Italia non farà mai una richiesta prima della Spagna e comunque non prima di "sapere cosa prevede l'intervento della Bce". Secondo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, il Paese "per ora non ha bisogno di ricorrere al Fondo salva-spread". Monti, dice a Repubblica, "è sulla strada giusta, ma ora deve accelerare sulle riforme".

Di 'scudo', nell'intervista, il premier non parla. Oscilla fra moniti, stilettate e rassicurazioni. Ricorda ai tedeschi gli sforzi compiuti dall'Italia e la presenza del Fiscal Compact come vincolo al rigore di bilancio. Ma rammenta anche che furono Berlino e Parigi, nel 2003, a violare per primi il Patto di stabilità. Smentisce però 'assi del sud' con Madrid e Parigi, sostenendo di avere ottimi rapporti con Angela Merkel e Wolfgang Schäuble. Eppure dice di essere "molto preoccupato" per i "crescenti risentimenti" che stanno covando nel Parlamento italiano contro l'Ue, l'euro i tedeschi e persino la stessa Merkel. Avversione che a suo giudizio deriva dalle "tensioni" emerse nell'Eurozona, in cui si colgono i "segni di una dissoluzione psicologica dell'Europa". L'invito, perciò, è a fare di tutto per evitare che l'euro si trasformi in un "fattore di disintegrazione" che porterebbe alla "distruzione" del progetto europeo. Per riuscirci bisogna contrastare i "pregiudizi": ad esempio sul fatto che l'Italia ha ricevuto o vuole aiuti economici. E' vero semmai il contrario: ha aiutato altri Paesi in difficoltà con un costo di oltre 3 punti di debito, ma senza nessun ritorno a differenza di Germania e Francia che, nel caso della Grecia, hanno indirettamente sostenuto le proprie banche fortemente esposte in quel Paese. Inoltre, aggiunge con un'altra stilettata, "gli alti tassi" sui titoli pubblici che l'Italia paga attualmente "sovvenzionano quelli bassi pagati dalla Germania". Ce n'é anche per Finalndia e Olanda, ree di rimettere in discussione gli accordi presi, come nell'ultimo Vertice Ue, contribuendo a creare incertezza nei mercati. Il premier chiede a tutti, Berlino in testa, una prova di amicizia. "Se tutto va secondo i piani, rimarrò in carica fino al 2013" sperando di aver "salvato l'Italia dalla rovina finanziaria". Ma per farlo serve il "supporto morale, non finanziario, di alcuni amici europei, in primissimo luogo, della Germania". Ciò, anche nell'interesse tedesco e degli altri Paesi rigoristi perché se vogliono che "l'attuale politica in Italia abbia un futuro" devono "lasciare più margini di flessibilità" ai Paesi virtuosi dell'Eurozona.