Il ddl anticorruzione


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Il nemico resta il tempo

Intervista al pm Barbara Sargenti. Punto debole sembra essere la prescrizione: 'Per reati la cui pena è sotto i 5 anni, compiuti nel 2005 o nel 2006, la prescrizione è già certa' p

La nuova legge anticorruzione approvata dalla Camera in 20 articoli modifica alcuni punti del codice penale e disegna nuove regole per contrastare la corruzione nella pubblica amministrazione. Secondo lei, che ha una vasta esperienza anche sul fronte antimafia, quali sono i punti deboli della legge anticorruzione?
Tutte le pene sotto i 5 anni non consentono l’utilizzo delle intercettazioni (telefoniche ed ambientali), strumento investigativo di indubbia utilità. E’ un passo avanti nella lotta alla corruzione. Sicuramente il nuovo reato introdotto, il traffico di influenze illecite ci consentirà di avere uno strumento in più per reprimere la corruzione.

Ma le intercettazioni non sono sempre necessarie, un magistrato ha altri strumenti investigativi
Si, certo, ma vede durante le indagini, ad esempio quelle patrimoniali, nelle quali si interroga la banca dati dell’anagrafe tributaria per sapere quali sono i conti correnti riferibili all’indagato, può essere altrettanto importante acquisire spunti investigativi su conti all’estero, spesso cifrati, e ciò spesso emerge da riferimenti nelle conversazioni intercettate. Quindi, ai fini della stessa indagine, senza intercettazioni posso non acquisire elementi importanti per formare la prova del reato.

La prova dichiarativa (le testimonianze) è tale solo se si forma nel contraddittorio del dibattimento. Durante le indagini si acquisiscono una serie di dichiarazioni che potrebbero cambiare, ed essere addirittura utilizzate dalla persona che ha fatto parte dell’accordo corruttivo come strumento di pressione indirettamente giudiziaria del corrotto. Oggi nessuna indagine, tantomeno una indagine di pubblica amministrazione si può basare solo sul dato dichiarativo. La prova dichiarativa è quella più fragile e volatile perché ciò che è stato detto durante le indagini può evaporare al dibattimento. Giustamente il pubblico ministero cerca di trovare un riscontro alla prova dichiarativa, un dato oggettivo che possa essere utilizzato in dibattimento anche se questa prova viene meno. Lo strumento principale attraverso il quale si possono reperire le prove rimane l’intercettazione, anche nel caso in cui venga meno la versione dichiarata in sede dibattimentale.

In effetti i limiti di pena bassi, come tra l’altro ha sottolineato il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli, non consentono l’utilizzo di tecniche investigative come le intercettazioni
Sono d’accordo con il presidente Sabelli perché vede, la riduzione del limite di pena incide sia sulla prescrizione sia sulla possibilità di fare intercettazioni. Anche perché i tempi sono già dilatati: in casi come quelli di corruzione il fatto spesso si scopre dopo molto tempo da quando è stato compiuto. Quindi la prescrizione, con tre gradi di giudizio, è quasi certa.

Lei è stata anche in trincea contro la mafia. Non pensa che questo Ddl possa sostenere il vostro lavoro nel reprimere i reati satellite?
Per reprimere i reati associativi di stampo mafioso spesso si inizia dai reati satellite, come anche la corruzione, ma se il reato satellite non mi consente l’utilizzo di determinati strumenti investigativi diventa difficile anche provare che c’è un contesto di condizionamento del territorio da parte della criminalità mafiosa. Mentre in un contesto dove esiste la mafia come dato storico e giuridicamente accertato,le intercettazioni sono utilizzate anche per i reati satellite perché legati al contesto associativo in ossequio all’art. 7 della legge 203/91 che prevede un aumento di pena fino ai due terzi per i reati di mafia, ciò non può accadere nei territori di nuova penetrazione mafiosa come nel Lazio.

Il punto debole sembra essere anche la prescrizione, oltre alle pene che in generale la magistratura giudica troppo lievi…
La corruzione ha un costo elevatissimo in termini economici, ma ci costa anche in termini di repressione di forme di criminalità organizzata, perché la corruzione non investigata o male investigata non ci consente di analizzare le cosiddette ‘zone grigie’. Pensi che per reati la cui pena è sotto i 5 anni, compiuti nel 2005 o nel 2006, la prescrizione è già certa. Per investigare su questo tipo di reati e raccogliere le prove ci sono due opzioni: o qualcuno rivela il meccanismo oppure devi trovare altre prove certe, concrete e concordanti per sostenere un dibattimento. Ma chi decide di collaborare deve avere anche la determinazione di mantenere questa dichiarazione fino al dibattimento. Perché, secondo la mia esperienza, chi fa dichiarazioni che consentono di scoprire un evento corruttivo si fa anche dei calcoli per valutare cosa gli conviene di più. Comunque potrebbe essere anche esposto a minacce e altre variabili che spesso mal si conciliano con la giustizia. Quindi le intercettazioni sono essenziali per raccogliere la prova di un delitto chiuso come la corruzione.

Da decenni ormai le indagini giudiziarie e le cronache giornalistiche concordano su un punto: le mafie hanno riversato le loro attività nel Lazio. Si tratta di mafia, camorra o ‘Ndrangheta?
Ci sono degli accordi di spartizione del territorio, una sorta di cartello delle mafie nel Lazio. Accordi che possono anche essere transitori e finalizzati ad un determinato obiettivo criminale come la gestione di droga o il gioco che porta nelle casse delle organizzazioni mafiose alcune decine di milioni al mese. Un business illegale che spesso è parallelo a quello legale nel quale le mafie investono proprio per coprire quello illegale. Il gioco illegale è anche molto difficile da far emergere e da investigare. C’è una particolare attenzione a questo fenomeno, non solo da parte della Commissione parlamentare Antimafia, e della Procura Nazionale Antimafia ma anche dei Monopoli di Stato. I Monopoli stanno facendo un grande sforzo anche aiutando le forze dell’ordine sul territorio a comprendere come relazionarsi al fenomeno che è molto complesso e variegato: c’è il gioco on line, quello nella singola sala, ci sono varie tipologie di slot machine.

Si riferisce anche al gioco del poker on line?
Certo, quello è una fonte di guadagno incredibile. Pur essendo stato interessato da recenti provvedimenti legislativi e amministrativi di riordino, il fenomeno delle scommesse on line ha una grande incidenza di illecito ed è spesso gestito dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso anche perché è estremamente redditizio ed è difficile smascherare le organizzazioni che gestiscono il gioco.

Sta lavorando su alcuni di questi filoni d’indagine?
Si, per questo non posso entrare nel merito, ma le posso dire che i guadagni illeciti possono anche arrivare a 400mila euro a serata in una singola sala gioco, soprattutto se si sfrutta il sistema del gioco a distanza e se si crea un sistema on line parallelo rispetto a quello lecito. Un sistema che garantisce la possibilità di fare una sorta di credito illegale ai giocatori, e così crea problemi ulteriori di ordine pubblico e sociale, perché quando il giocatore diventa debitore questi soldi dovrà restituirli. Quindi si commettono altri reati come l’usura indotta, l’estorsione e si rischia pochissimo perché la gestione del gioco illegale prevede pene bassissime a meno che non si provi che a gestirla è un’organizzazione mafiosa. Il fenomeno appartiene a varie regioni d’Italia e per questo a Procura Nazionale Antimafia cura il coordinamento delle indagini tra le procure interessate, per rendere più efficaci le indagini attraverso lo scambio di esperienze e di informazioni. Da anni ormai, le organizzazioni criminali che avevano come business principale lo spaccio di stupefacenti, ora investono nel gioco sia lecito sia illecito che crea reddito e fa rischiare pochissimo. Oggi l’azione delle organizzazioni criminali si è molto affinata e penetra nel gioco lecito per sfruttarne la facciata e duplicarla con una parallela attività illecita. Ciò consente anche di riciclare il denaro sporco. (FdJ)