Egitto, il sangue della rivoluzione


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“NO” ai regimi e alla violenza

Scendono in piazza anche gli attori h

di Mariaceleste de Martino
(mceleste.demartino@rai.it)

Dalla caduta di Hosni Mubarak alla decadenza post rivoluzione. Sangue e morte, una guerriglia urbana sull’orlo della guerra civile. Dopo le violente proteste popolari contro il regime, e la formazione di un governo militare il 3 marzo scorso, l’Egitto è alle prese con un’escalation di violenza: dalle manifestazioni della rivolta in piazza Tahrir al sanguinoso scontro religioso tra copti e musulmani. Chi lotta per uno Stato in nome di “Dio è con noi, Cristo è con noi, non ci arrenderemo” a chi lotta per uno Stato in nome di “Islam, Islam, Islam”.

E la violenza è senza sosta. “Grazie, tornate nelle vostre caserme” è stato lo slogan scandito ovunque per chiedere all’esercito di consegnare il potere ai civili. L’Alto comitato dei giovani della rivoluzione, che raggruppa 28 partiti e movimenti politici, protesta contro il Consiglio supremo delle Forze armate.

Alla contestazione giovanile e dei movimenti rivoluzionari, si aggiunge quella degli intellettuali. Tra i supporter anche l’attore e regista Sean Penn che a Tripoli è andato in piazza Tahrir, unendosi ai manifestanti e ai suoi colleghi locali del cinema e del teatro, per innalzare la bandiera egiziana, e per dire la sua: “Ammiro il coraggio di dire vogliamo la libertà”, ha detto Penn, “E’ stato pagato un prezzo enorme, ma penso che non sia in dubbio che possano proseguire” nella transizione verso la democrazia.

Hesham Abdel Hamid è un regista e attore egiziano, nato al Cairo nel 1963, e nonostante sia famoso nel suo Paese non ha esitato, come il divo hollywoodiano, a scendere in piazza, armato della sua rabbia intellettuale e forza scenica, per urlare al suo Paese di ridargli il suo Paese. Un Paese geniale che costruiva piramidi e che ora si tira i resti delle pietre con cui le aveva costruite.

Nel suo one-man show, una pièce teatrale intitolata “NO” completamente muta, Hamid, da solo in scena, interpreta la rivoluzione egiziana dal suo punto di vista. Solo musica e body language. L’uso del corpo e la mimica facciale per dire: “Vogliamo democrazia, libertà, uguaglianza e diritti civili nel nostro mondo arabo”, spiega Abdel Hamid, “Senza le nostre rivoluzioni, non avremmo potuto far sentire la nostra voce, non avremmo potuto fare i nostri appelli”

Ed è così (guarda il video) che si avvolge nella bandiera egiziana e si dimena, esultando. “Vedo una drastica trasformazione”, dice Abdel Hamid, “Ci sarà un totale cambiamento nel Paese, nel modo di pensare ma anche per la Cultura e le espressioni artistico-culturali”.

Abdel Hamid è padre di tre figli, sposato con un’egiziana, sono musulmani, ma hanno vissuto in giro per il mondo, tra Parigi, Mosca e Roma. Hanno una cultura e una visione del mondo internazionale ed è alla comunità internazionale che rivolge Hamid con il suo spettacolo. Da pièce teatrale a film, “NO” è un vero e proprio progetto in nome della pace, da attivista, non solo da attore. Diviso in numerosi atti e cambi scena, descrive argomenti ben precisi legato alla politica, all’economia, alla Storia, alla corruzione, alla dittatura, alla violenza. Facilmente comprensibile per tutti perché non c’è l’uso della parola: solo espressività corporea e musica.

I punti chiave della performance? “Il punto centrale è il confine, il sogno di unire tutte le nazioni arabe”, spiega Hamid. “Gli altri sono: fine della dittatura, stop al razzismo, il riconoscimento e l’accettazione delle differenze religiose. Il mio messaggio e appello riguardano anche la comprensione e il perdono. L’obiettivo è la democrazia e la libertà”.

"E’ un thriller silenzioso pieno di suspense, e non manca una vena romantica e anche comica, ricco d’ironia e sarcasmo. Un melodramma che si concentra sulla Primavera araba e sulla rivoluzione egiziana. E’ buffo e triste, si ride e si piange. “NO” è un grido contro i regimi, condanna l’avidità del potere, abbatte ogni barriera linguistica e cancella le differenze culturali. Non c’è bisogno della parola per esprimere le emozioni”, dice l’attore-regista, pronto per la tournée mondiale.